hideout

cultura dell'immagine e della parola

La Memoria nel cinema

<i>11 Settembre 2001</i> di registi vari” /><strong>L’elaborazione di un lutto richiede tempi che, spesso, sono proporzionali alla forza devastatrice che lo hanno provocato</strong>. Argomenti tragici che hanno coinvolto la storia dell’umanità necessitano anni per sedimentare nella coscienza collettiva, come fosse una rimozione dell’anima della società. L’espressione artistica è uno strumento di valutazione privilegiato per la comprensione dell’inconscio sociale e l’analisi delle modalità di rappresentazione del lutto, e può avere un’importante valenza psicologica riguardo alla capacità di riaffrontare tematiche che ancora lacerano le coscienze.<br />
Un episodio tragico come l’attacco alle Torri Gemelle di New York ha richiesto solo pochi anni per essere riproposto in chiave cinematografica, come in <em>11 Settembre 2001</em> (<em>11’09”01</em>, registi vari, 2002), ma non a caso si tratta di un’esperienza registica collettiva, condotta da artisti provenienti da zone del mondo differenti e spesso in conflitto con gli Stati Uniti, bersaglio degli attacchi terroristici e politico / cinematografici del film, quasi si trattasse di un’esperienza catartica per scongiurare nuove tragedie. Il cinema americano ha toccato solo marginalmente il più grave episodio “bellico” che ha devastato il proprio suolo patrio e solo ora, a cinque anni di distanza, sono annunciate due pellicole incentrate sui fatti del 11 Settembre 2001.</p>
<p>Sei milioni di morti nei campi di sterminio nazisti invece sono un dramma talmente devastante da essere stato rimosso per un periodo assai più esteso. I corpi stremati degli ebrei, rastrellati nei ghetti europei, condotti nei campi di sterminio i cui nomi ancora oggi portano con sé un alito di vento freddo carico di morte, cessano di essere fantasmi negli incubi di chi ha vissuto quegli avvenimenti e diventano parte della memoria storica impressa sulla celluloide solo nel 1993 con l’affresco in bianco e nero dipinto da Steven Spielberg in <em>Schindler’s List</em>. Qui <strong>per la prima volta lo spettatore cinematografico viene proiettato nell’angolo più buio della memoria umana</strong>, nel ricordo più difficile da riportare alla luce, quello che più agilmente <img class=Il pianista (The pianist), racconto estremamente autobiografico e sostanzialmente il documento di fiction più sconvolgente mai realizzato a proposito della Shoa. Nel 2002 Costa-Gravas in Amen (id.) affronta un altro tema tabù, le implicazioni del [img4]Vaticano nella politica della Seconda Guerra mondiale, in cui si sarebbero taciute informazioni che avrebbero potuto salvare la vita di centinaia di migliaia di prigionieri. Rosenstrasse (id.) di Margarethe von Trotta, La rosa bianca (Die letzen Tage) di Sophie Scholl e Senza destino (Sorstalansag) di Lajos Koltai sono solo gli ultimi episodi della storia per immagini che hanno riportato la Germania davanti all’orrore ideato da un uomo e portato avanti dal suo esercito. Il tabù di Hitler è crollato a sua volta con La caduta (Der Untergang) di Oliver Hirschbielg, il ritratto degli ultimi giorni del dittatore che ha diviso la Germania e il mondo per il modo “umano” con cui è stato descritto Hitler.
Storia di un uomo che ha scovolto la storia dell’umanità.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»