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Nel nome del Faber

Nel nome del Faber

«Vorrei davvero dire grazie a tutti per essere qui, per Fabrizio, per tutte le creature delle sue poesie e delle sue canzoni». Era il 12 marzo del 2000, Fabio Fazio salutava così gli artisti e il pubblico accorsi al Teatro Carlo Felice di Genova per omaggiare con un concerto l’irripetibile avventura artistica di Fabrizio De André.
A quasi sei anni di distanza da quel tributo, le stesse parole potrebbero essere spese per ringraziare gli scrittori che al Faber e ai suoi personaggi hanno voluto dedicare questa splendida raccolta di racconti dal giustissimo titolo Deandreide (chi più di Fabrizio ha saputo portare nella modernità la figura del bardo, del narratore sospeso tra Storia e storie?).
Che il cantautore genovese abbia travalicato i confini della canzone popolare, entrando a pieno diritto nella storia letteraria del Novecento italiano è ormai un dato acquisito.
La sua opera la studiano i ragazzini sulle antologie, la citano gli intellettuali e la conoscono a memoria almeno tre generazioni di ascoltatori.
Per questo, il senso della Deandreide non pare certo quello di consacrare l’autore, quanto il desiderio, forse l’esigenza di alimentare con nuove storie un immaginario poetico che ormai fa stabilmente parte della cultura contemporanea.

L’arcipelago fantastico di De André è vasto e complesso. Gli autori coinvolti in questo progetto, tutti meritevoli, hanno scelto coraggiosamente di provare a esplorare qualche lembo del mare che lo circonda. Lo hanno fatto con stile, con orgogliosa umiltà, riaprendo discorsi che solo la morte di Fabrizio aveva momentaneamente sospeso.
D’altra parte, quello che di questo libro colpisce, oltre alla bellezza delle novelle e alla conferma di quanto il pensiero di De André sia sempre attuale, è la varietà degli approcci all’opera originale utilizzati dagli scrittori.
Anche i pochi che non conoscono le canzoni a cui sono ispirati i racconti (i cui testi sono fedelmente riportati nel volume), non mancheranno di apprezzare le multiformi strategie narrative messe in opera affinché ogni storia ne figliasse un’altra.
Strategie che rendono la Deandreide una preziosa testimonianza di come i miti si sviluppino attraverso il tempo e i mutamenti sociali.
Così, per fare qualche esempio, Laura Pariani triplica il Piero che parte per la guerra portandolo sui campi di battaglia del 1918, del 1943 e delle Malvinas. Paolo Nori scopre i riflessi dell’Amore perduto nella propria esperienza biografica. Marosia Castaldi si chiede che ne è stato di Bocca di rosa, mentre Andrea Bajani immagina una lettera spedita dal telefonista dell’odierno call center all’impiegato del ’73.
La Deandreide, in fondo, è questo: un cerchio che non deve e non vuole chiudersi. Nuovi personaggi che incontrano i loro predecessori, sviluppi inediti di vicende già raccontate, salti nel passato e nel futuro, collisioni e abbracci.
Mille anni al mondo, mille ancora.

Curiosità
Come da tradizione per la Fondazione Fabrizio De André Onlus, parte dei proventi della vendita del libro saranno destinati al sostegno dei bambini in difficoltà. In accordo col Projeto Axé, attraverso Deandreide verranno finanziate tre borse di studio a tre meninos de rua.

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