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Finalmente è Natale

Finalmente è Natale

Thom Bezucha, nel duplice ruolo di sceneggiatore e regista, tenta di accodarsi a un genere, quello della visita familiare, che in precedenza ha sfornato incassi notevoli al botteghino. Chi non ricorda gli incredibili e comici diverbi fra Robert De Niro e Ben Stiller in Ti presento i miei (Meet the parents, Jay Roach, 2000) e Mi presenti i tuoi (Meet the Fockers, Jay Roach, 2004)? Senza dimenticare quel che è probabilmente il vero capostipite di questo fortunato sotto genere ovvero: Indovina chi vene a cena? (Guess who’s coming to dinner?, Stanley Kramer, 1967). La sceneggiatura del film riesce invece solamente a dipingere un banale affresco della middle-class americana senza essere in grado di sollevare né le risate dei due film di Jay Roach né i dubbi esistenziali della famiglia Drayton nel film di Stanley Kramer. Tramutandosi in un semplice espediente per l’alternarsi sul palco di Diane Keaton e della Parker. La prima in un ruolo che nella vita di tutti giorni non le appartiene, ovvero la madre di ben cinque figli, capace di emozionarsi come di rado accade a una vera madre. La seconda, che come nel caso di Jennifer Aniston, desidera riprovarci con il grande schermo dopo aver furoreggiato per un lustro circa alla ricerca di scapoli belli e disponibili, ma che in questa prova è autrice di scene veloci, cambi di umore repentini, scarsità di profondità nelle osservazioni e nell’autoanalisi, tutte doti attoriali, forse, perfette per un serial ma non altrettanto per un ruolo che avrebbe preteso ben altro tipo di recitazione.

Due modi differenti quindi di confrontarsi sul grande schermo cui vanno aggiunti un paio di buoni caratteristi: Dermot Mulroney (Everett), che per la seconda volta rimane invischiato in presentazioni familiari tra le meno facili, basta ricordarsi About Schmidt (Id., Alexander Payne, 2003). Se in quella pellicola Mulroney giocava il ruolo che in tal caso appartiene a Jessica “Meredith” Parker stavolta riesce ad adempiere al meglio anche a quello di membro adulto di una famiglia sui generis, in una prova perennemente in bilico fra l’isterismo e le indecisioni sulle proprie scelte di vita. E Luke Wilson, fratello del più noto Owen, che in tal caso si limita a gigioneggiare davanti alla macchina da presa senza aggiungere molto a una flebile trama, se non qualche battuta abbastanza azzeccata, ma che con ogni probabilità al di fuori del contesto Usa pare decisamente di difficile lettura.

Un prodotto nel complesso capace di mettere facilmente di buon umore senza riuscire a toccare però i vertici dei suoi più che illustri predecessori. Non sarebbe stato possibile probabilmente sfruttare un genere già più volte apparso sul grande schermo e sul quale è già stato detto quasi tutto.

Curiosità
Il titolo originale della pellicola, The Family Stone, presenta un doppio senso intraducibile. Stone è sia il cognome della famiglia di Everett che la pietra (trad. Stone) che questi desidera donare a Meredith quale anello di fidanzamento.

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