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A volte ritornano ma, purtroppo, steccano

A volte ritornano ma, purtroppo, steccano

A un anno di distanza, ritorna il serial killer appassionato di trappole meccaniche e dispensatore di preziosi consigli per le sue potenziali vittime. Questa volta, come spesso avviene nei sequel horror, le vittime aumentano proporzionalmente allo splatter, con il risultato finale che lascia ben poco spazio alla fantasia dello spettatore, travolto, per l’occasione, da copiosi fiumi di sangue.

Leigh Whannel, vittima della prima pellicola, questa volta mette mano solamente alla sceneggiatura, ricavando un prodotto meno originale del primo, come spesso avviene nei secondi episodi. il risultato è infatti un intreccio semplicistico che non deve decisamente far pensare troppo alla veridicità della storia, in cui l’aura di mistica religiosità nella quale si muoveva il killer durante la sua prima catarsi viene tristemente a sciogliersi come neve al sole.
Le ragioni per cui il killer si muove appaiono questa volta sterili, i dubbi celati negli antri dei volti meccanici dei pupazzi erano nettamente più affascinanti e terrorizzanti e nel complesso questa seconda fatica colpisce effettivamente per il finale singolare, ma per ben poco altro. Quel che poteva sembrare un anno fa il principio di una nuova linfa per il cinema horror pare essersi smarrita, trasformando questo secondo capitolo in un semplice B-movie.

Le interpretazioni frammentarie, non aiutate nè da una sceneggiatura nè da una regia solida, non riescono poi a risollevare una trama che ricorda, lontananamente, il bellissimo horror del regista canadese Vincenzo Natali Cube – Il Cubo (The Cube, 1997).
Film da vedere con le dovute precauzioni. Astenetevi se, come il sottoscritto, avete apprezzato le prime sevizie di Jigsaw.

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