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cultura dell'immagine e della parola

Il problema è lo spettatore

© RaiNews24
«Le immagini di questo servizio sono particolarmente forti. Se temete che vi possano turbare, vi invito a cambiare canale».
Sono circa le undici di sera di martedì 22 novembre, il programma è Ballarò, a pronunciare il monito è Giovanni Floris. Dopo alcuni secondi chi ha deciso che se la sente e non vuole cambiare canale assiste finalmente alla trasmissione integrale del servizio di Rai News 24 sull’utilizzo di fosforo bianco sulla popolazione di Falluja.
La dimostrazione che l’esercito americano, partito per cercare armi di distruzione di massa in Iraq, non avendole trovate ha deciso di usare quelle che si era portato da casa.
La prova filmata di un genocidio compiuto dalla maggiore superpotenza occidentale in un paese del Terzo mondo. Un evento per cui, a rigor di logica, il presidente George © RaiNews24W. Bush dovrebbe essere processato per crimini contro l’umanità.
Davanti al televisore, stando ai dati Auditel, ci sono almeno tre milioni di italiani.

Nel momento in cui scrivo, sono passati tre giorni dalla messa in onda del documento. E non mi pare sia successo nulla.
Nessuna clamorosa presa di coscienza da parte della popolazione, nessuna forma di protesta pubblica. Non se ne parla nei bar, non circolano mail indignate che invitino alla mobilitazione. Neanche un picchetto.
Questa volta a chi vogliamo dare la colpa?
Di solito il capro espiatorio lo troviamo nella Tv, che distorce il pensiero delle masse e ci addormenta le coscienze. Ma in questo caso la scusa non regge: quella di Falluja non è l’ennesima strage tenuta nascosta. Il filmato l’abbiamo visto, le © RaiNews24immagini erano chiare, non manipolate, addirittura ben contestualizzate.
Il problema deve essere per forza un altro. Perché qualcosa che non funziona ci deve essere se la gente in questi giorni si mette in coda davanti a un tribunale per gustarsi dal vivo le lacrime della Franzoni, mentre fa finta di non aver visto i cadaveri bruciati dei civili, con i rosari della preghiera ancora in mano. È evidente che il sistema non funziona se tra di noi parliamo più spesso della Lecciso che non di una popolazione carbonizzata.
Possibile che la stessa Tv che satura quotidianamente l’immaginario delle persone non riesca a sensibilizzarle verso un massacro?

Siamo onesti, la colpa di questo silenzio è nostra.
I fatti di questi giorni dimostrano che la televisione, per quanto potente, è solo [img4]uno strumento di una cultura che giorno dopo giorno appassisce. In quanto esseri umani dobbiamo farci un esame di coscienza e ammetterlo: quando ci manipola è perché in fondo lo vogliamo.
Ci piace che sia così, ci appassionano i delitti di paese mentre riteniamo che sia più comodo voltare lo sguardo quando l’orrore si fa troppo ingombrante.
Siamo deboli, diciamocelo.
Mi tornano in mente le parole che Fabrizio De Andrè – più di vent’anni fa e di fronte ad altre emergenze sociali – intonava nella sua Canzone del maggio: «Anche se ora ve ne fregate, voi quella notte voi c’eravate».
Oggi come allora, possiamo anche crederci assolti. Siamo lo stesso coinvolti.

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