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cultura dell'immagine e della parola

La strada del successo?

La strada del successo?

Uno dei pochi aspetti positivi di questo film è la struttura dichiaratamente favolistica. Il giovane messicano, emigrato negli Stati Uniti, sogna la Coppa del Mondo e scappa nel vecchio continente da chi il calcio l’ha inventato. L’Inghilterra diventa la sua nuova patria. Il nuovo mondo da conquistare è l’Europa e magari una coppa chiamata Champions League. La squadra che lo adotta è il Newcastle United, quarta / quinta potenza del calcio inglese. Nell’unico team della città di Newcastle, il giovane Santiago (cioè come San Giacomo che pellegrinò per tutta Europa fino a Compostela) è uno fra tanti che riuscirà a mettersi in mostra. Fiera della prevedibilità e degli stereotipi. Ma gli scopi del film guardano ad altro.

La fragilità della struttura e l’ingenuità (banalità?) dell’intreccio smascherano piuttosto in fretta le vere intenzioni. I buoni sentimenti portano lo spettatore ad assistere a un grande spot pubblicitario, con tanto di testimonial. L’operazione commerciale che si ricama strada facendo fa perdere i tasselli fondamentali della vicenda e il mosaico che si voleva costruire per nascondere le intenzioni economiche crolla in mille pezzi. Il calcio rappresentato non è per niente spettacolare e pure il film smarrisce le possibili “trappole” di intrattenimento. La macchina da presa si sofferma su primi piani inutili e non riprende mai un’azione di gioco vero. La vera attenzione/attrazione è rivolta ai palloni, alle tute d’allenamento, alle scarpe.
L’operazione del regista Danny Cannon riserva, quindi, poche sorprese. Una di queste riguarda alcuni momenti di calcio giocato dove si assiste, per la prima volta in questo genere, al miscuglio tra attori e veri calciatori durante le partite. Merito del taglia e incolla del montaggio e di qualche inquadratura ben studiata che riprende da lontano gli attori e in primo piano i veri calciatori. Ma è un inganno e il trucco finisce in fretta. Quel che resta è davvero poco divertente. E non del tutto onesto.

Il ritratto che infatti viene creato dietro all’evento sportivo è troppo roseo. Si accenna soltanto ad alcune “cattive maniere”, tralasciando invece argomenti molto più scottanti e scomodi come la droga, l’abuso di alcool (soprattutto in Inghilterra), la corruzione, il doping. Aspetti che, ovviamente, bisogna nascondere per vendere il film e l’immagine di un calcio sano e divertente.
Per niente gratificante per gli appassionati. E forse nemmeno economicamente. La vera immagine da esportare è quella di una giocata improvvisa, di un gesto fantasioso, di un gol.

Curiosità
Diversi calciatori hanno partecipato al progetto tra cui Raul, David Beckham e Zinedine Zidane (Real Madrid), Alain Shearer (Newcastle United). Nel prossimo episodio Santiago guiderà i Galacticos del Real Madrid alla conquista della Champions League. Nel terzo lotterà per la Coppa del Mondo.

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