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cultura dell'immagine e della parola

Una boccata Daria

È decisamente il caso di svelenire il clima. Cari i miei telespettatori, è ora di ritrovare la serenità.
Insomma, qui tra l’Isola dei riottosi e il nuovo reality show su Paolo Bonolis messo in onda a reti unificate da Mediaset si sta facendo pericolosamente strada l’impressione che la Tv non sia altro che un nido di vipere.
E la colpa è anche di noi critici, che forse indugiamo troppo sulla polemica di turno mentre restiamo in silenzio di fronte a quanto di buono ci capita sotto gli occhi.
Coraggio, uomini di buona volontà. È giunto il tempo di deporre i nostri calamai colmi di bile nera e provare a cogliere anche le delizie del giardino televisivo.
Delizie che, in fondo, non sono così rare.

Questa settimana, ad esempio, voglio parlarvi di quanto mi piacciono Le Invasioni Barbariche (La7, ore 21,30, ogni venerdì) condotte da Daria Bignardi.
Sì, mi piacciono proprio tanto. Voi non mi potete vedere, ma vi assicuro che mentre scrivo ho il visino illuminato da un sorriso che mi fa assomigliare al Gatto del Cheshire.
Sono tanto contento di aver trovato un talk-show in cui il talk (la chiacchiera) è a livello dello show.
Sono felicissimo di sapere che ci sono autori televisivi capaci di costruire un programma equilibrato, capace di esplorare l’arte del discorso salottiero in tutte le sue forme. Si parte con un’interazione di gruppo, poi si stacca con un’intervista, quindi ci si raccoglie con un approfondimento riservato a soli due ospiti e si chiude con un’altra intervista. E si parla di tutto, di politica, società, costume e anche di media.
Gli ospiti, poi, sono scelti con cura e si mostrano sempre disciplinati (mi domando se li abbiano sedati o se la Bignardi sia un genio del controllo mentale).
Credetemi: ogni venerdì, quando il tubo catodico mi proietta in quello studio, con gli alberelli bianchi e tante persone che hanno argomenti da sostenere e li sostengono senza scadere nella rissa, io godo immensamente.
All’inizio ero un po’ dubbioso, temevo che l’impronta “radical chic” risultasse troppo marcata. E invece no. C’è garbo, ma c’è anche passione.
Mi sbilancio, vi confesso che ho addirittura iniziato a provare un certo trasporto affettivo nei confronti della conduttrice.

Piaggeria a parte, il programma merita e il pubblico l’ha capito, regalandogli uno share che s’innalza maestoso sulla media d’ascolto di La7, emittente troppo spesso costretta nel ruolo di Cenerentola maltrattata da ben sei sorellastre cattive.
Il segreto di questo successo, in realtà, è piuttosto semplice. Per una volta si è scelto di puntare sull’intelligenza invece che sull’aggressività. Si è deciso che un discorso ben pronunciato vale più di un discorso sbraitato.
Il risultato di questo approccio è che ogni ospite riesce a dare il meglio di sé. Nelle ultime puntate Paola Perego è risultata capace e convincente, Daniele Cordero di Montezemolo avrebbe fatto illanguidire anche Condoleezza Rice, [img4]mentre Elisabetta Canalis è apparsa solo leggermente in difficoltà. Splendido, no?
Certo, un prezzo da pagare c’è, ed è la mancanza di un vero contraddittorio.
Difficilmente si assiste a un confronto di idee serrato. Gli ospiti, mossi dal buonsenso, hanno quasi sempre opinioni simili tra loro e il “cattivo di turno” (che di solito compare nella prima parte del programma) viene il più delle volte liquidato con sufficienza dalla maggioranza compatta e preparata.
Temo si tratti di un limite insito nella struttura stessa del programma.
Ma di fronte a tanta grazia – e in un momento cacofonico come quello che sta vivendo la nostra cara Tv – tenderei a considerarlo un peccato veniale.

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