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Desperate Protesta

Tery Hatcher con il Golden GlobeHa ragione la Bice (mia nonna), che spesso e volentieri ama ribadire il precetto per cui “a lavare la testa all’asino sprechi acqua, sapone e tempo”.
Un mese fa mi lanciavo in lodi sperticate a Raidue, che aveva dimostrato acume e intelligenza televisiva portando sui propri schermi un prodotto di qualità come Desperate Housewives. Elogiavo senza vergogna il servizio pubblico che offriva agli spettatori una valida alternativa al reality show. Con toni visionari, arrivavo a profetizzare una nuova era catodica fatta di programmi luminosi, in cui i muti avrebbero cantato e avrebbero taciuto i noiosi (concedetemi di parafrasare il sommo cantautore).
Contrordine, compagni: ancora una volta la rivoluzione è rinviata.
E la colpa non è di Desperate Housewives, che rimane tra i migliori format presenti sulle reti in chiaro: le casalinghe fanno il loro dovere e che nessuno si permetta di importunarle.
J’accuse!
Io punto il dito su chi compila i palinsesti di Raidue. A lui rivolgo tutto il mio biasimo.
Perché cambiare due volte collocazione a una fiction è un crimine contro lo spettatore e contro la televisione stessa. E come tale andrebbe punito.Il cast con l Emmy Award

Facciamo un attimo il punto della situazione.
Il superbo telefilm debutta con le sue prime due puntate lunedì 12 settembre. In quell’occasione il responsabile della struttura cinema e fiction di Raidue, Giorgio Buscaglia, dichiara tutto il proprio orgoglio e sottolinea come rispetto alla precedente messa in onda del programma su Sky gli spettatori Rai godranno di una visione meno intasata di pubblicità e quindi più soddisfacente.
Per lanciare al meglio la serie, quella settimana si opta per un doppio appuntamento: la terza e la quarta puntata vengono trasmesse il martedì.
Fin qui tutto bene.
Seguono placide settimane di programmazione regolare, sempre al lunedì. Gli ascolti sono buoni e la critica (nella mia persona) parecchio entusiasta.
Ancora tutto bene.
Poi – il 17 ottobre – noi tutti si accende la Tv e si scopre che quella sera non c’è Desperate Housewives: è stato spostato al martedì per fare concorrenza alla Talpa. La notizia è talmente inaspettata che perfino l’annunciatrice Rai, colta evidentemente di sorpresa, sbaglia e lancia la fiction inesistente.L ideatore Marc Cherry con il TCA Award
E qui ci si innervosisce.
Il giorno dopo ci si risintonizza e ci si gode la serata. Sulle agendine scriviamo: “Nota bene: Casalinghe Disperate al martedì”.
Peccato che neanche sette giorni dopo venga ripristinata la collocazione in palinsesto al lunedì. Così chi non si era perso le puntate della settimana prima si perde quelle della settimana dopo. Un danno incalcolabile visto che questa serie in particolare ha una struttura narrativa giallistica e vanta tra le sue armi più affilate il continuo succedersi dei colpi di scena.
Noi telespettatori cominciamo ad avvertire fastidiosi bruciori intestinali e naturalmente gli ascolti si flettono. Raidue registra l’autogol.

Che fare?
Si potrebbe boicottare il programma, ma onestamente non voglio togliermi un piacere per fare dispetto a dirigenti poco assennati. Si potrebbe intasare la casella della posta della Rai di lettere di protesta, affermando che un programma seriale non può essere traslocato con leggerezza, perché il suo successo si fonda proprio sulla fruizione abitudinaria da parte del pubblico.[img4]
Ma in questo caso c’è il rischio che per scusarsi (!) i fenomenali dirigenti spostino di nuovo la fiction.
L’unico modo per ottenere soddisfazione sarebbe, come accennavo due paragrafi fa, votare un disegno di legge che definisca le buone norme televisive. Un po’ come il codice della strada ma pensato per regolare i palinsesti.
Non voglio fare demagogia, ma secondo me – visto che paghiamo un canone – potremmo anche pretendere una “Carta dei diritti del telespettatore”. È una questione di civiltà e di cortesia: se ai dirigenti della Tv pubblica non sono chiare le regole base della programmazione televisiva, meglio mettergliele per iscritto.

Che ne dite?
Se volete ci metto la mia faccia: mi candido all’Europarlamento.
Tanto da giovedì scorso c’è un posto libero.

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