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I controllori della notte

I controllori della notte

La metropolitana è il non-luogo per eccellenza. Uno spazio fisico di transito, di movimento dove la storia non permea, dove la gente pensa al proprio passato e pianifica il futuro. Il passeggero della metropolitana vive in una condizione simile all’astronauta che viaggia nell’iperspazio dei film dei fantascienza, da 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey, Stanley Kubrick, 1968) a Guerre stellari (Star Wars, George Lucas, 1977), in uno spazio dove il tempo si ferma tra una stazione e la successiva. Forse questa dimensione atemporale è il motivo per cui molti film utilizzano la metropolitana per ambientare storie che alla nostra quotidianità aggiungono ansie e timori riferiti al futuro. Così l’argentino Moebius (id., Gustavo Mosquera, 1996) applicava teorie logico – matematiche alla metropolitana di Buenos Aires dove un treno, accelerando su un anello di binari, avrebbe raggiunto la velocità della luce. Dando l’impressione di svanire nel nulla, sarebbe finito, guarda caso, in uno spazio senza tempo. Così il coreano Tube (id., Woon-Hak Baek, 2003) sfogava i timori legati al terrorismo in chiave orientale, dove al posto di abbattere torri con aerei di linea si preferisce diffondere gas nervino nel ventre della terra frequentato come un brulicante termitaio. Kontroll è la stazione di Budapest della metropolitana che congiunge il villaggio globale, un film che metaforizza, attraverso una fiction vicina a quella de I guerrieri della notte (The Warriors, Walter Hill, 1979), le contraddizioni irrisolte di una società come quella dell’Est Europa.

Kontroll gioca sull’effetto spiazzante di ciò che è strano. Strano è il protagonista che rifiuta la superficie, strano è Bèla il conducente dei treni, un po’ saggio un po’ ubriacone, strana è sua figlia sempre vestita come un orso di peluche, strano è “Bomboletta” un teppista che si diverte a deridere i controllori riversandogli addosso gas spray. È spiazzante che, alla lunga, ciò che appare strano in realtà non è troppo diverso dalla quotidianità di una Milano che non è più da bere, soprattutto in metropolitana. Dopotutto la fantascienza, anche quella più immaginifica, non è che una rielaborazione della realtà circostante.
C’è un mistero nella metropolitana di Budapest; tanti, troppi suicidi, o così sembra. Bulscu non può accettare l’invasione del suo spazio, per quanto non-luogo. Trovare il motivo di tante morti sarà come trovare il motivo per continuare a vivere, per dimostrare di non essere un fallito. Il percorso è però difficile, accidentato e complicato dalle altre squadre di controllori che, piuttosto di collaborare, si scontrano come rivali.

Primo film del regista Nimrod Antal, Kontroll è un thriller dal sapore fantascientifico che mantiene bene la tensione pur senza disporre di budget rilevanti. È un prodotto sorprendente per quanto inaspettato, proveniente da una cinematografia, quella ungherese, che ben poco si conosce dalle nostre parti. Premiato a Cannes con il Prix de la Jeunesse.

Curiosità
La copia proiettata in occasione dell’anteprima a cui abbiamo assistito era anticipata da una breve dichiarazione letta di fronte alla telecamera in cui si ringraziava la disponibilità offerta dalla società che gestisce la metropolitana di Budapest, che ha collaborato nonostante la visione non certo idilliaca del mezzo offerta dalla pellicola. I produttori ci tenevano a sottolineare che il film è opera di finzione e che la metropolitana di Budapest non si trova nelle condizioni in cui è mostrata dal film. Con i sentiti ringraziamenti dell’Ente del Turismo ungherese.

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