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cultura dell'immagine e della parola

Il lato nascosto delle cose

Giorgia lavora come investigatrice privata nello studio del padre. La sua vita è tormentata dall’alcool e dai rimorsi per la perdita della sorella Ada, suicidatasi rincorrendo il difficile sogno di attrice. Il ritrovamento delle ultime memorie di Ada la porteranno a riconsiderare le sue convinzioni e il suo rapporto col padre, nella costante ricerca della verità e dell’amore.

Indipendentemente dalla trama, questo libro non ha nessuna caratteristica che meriti una nota particolare, una sottolineatura che, in nome della sua unicità, sia in grado di rendere il libro stesso un unicum. La storia è scattante, accattivante, sviluppata su più livelli di lettura, che vanno dall’intrigo all’analisi interiore e psicologica della protagonista. Raccontata in prima persona riesce ancora meglio a far entrare il lettore in contatto con la difficile (eppure così semplice) personalità di Giorgia, una donna intelligente e di grande carattere, ma anche fragile, sola e piena di insicurezze. Però, a dir la verità, l’animo e il temperamento della protagonista risaltano molto di più attraverso i gesti e le azioni dell’attrice Angela Baraldi piuttosto che tra le pagine del libro della Verasani. Questo è indubbiamente dovuto alla bravura della protagonista, concretamente calata nella parte, ma bisogna ricordare che è il lavoro dietro la macchina da presa a permettere allo spettatore di apprezzare gli attori e Salvatores dimostra una sensibilità, nel mostrare luci e ombre del personaggio, che alla Verasani manca.

La trama del romanzo è ben articolata e si snocciola in tasselli che si svelano man mano creando il senso di scoperta proprio dei romanzi gialli, anche se la soluzione dell’intreccio si basa su indizi ben poco validi, tanto da far perdere credibilità alla storia.

Salvatores ha arricchito la trama di questo romanzo trasformandolo in un film che è un omaggio al cinema. In un modo o nell’altro tutti i protagonisti sono legati al cinema: la sorella di Ada va a Roma per diventare un’attrice, il professore di cui si innamora Giorgia insegna cinema all’università, la stessa Giorgia troverà la risposta che cerca all’interno di un film.
Per non parlare delle memorie di Ada che, mentre nel libro sono raccolte in una serie di lettere, qui sono diventate delle videocassette. La ragazza si riprende con la sua telecamera e racconta all’obbiettivo se stessa e la sua vita: in un mondo dove le immagini sono spesso estremamente ingannevoli queste rappresentano semplicemente la verità e serviranno a Giorgia per riuscire a conoscere e capire sua sorella e se stessa.

Salvatores dichiara: «E’ un film che contiene altri film e che parla di cinema. E che dice che, a volte, i film hanno in sé le risposte che stiamo cercando. Che i film nascondono sempre qualcosa. Anche dopo i titoli di coda. Anche dopo la parola “Fine”».

E difatti sarà proprio all’interno della telecamera di Ada, sulla parte finale della videocassetta del film M, il mostro di Düsseldorf (M – eine Stadt sucht einen Mörder, Berlino, 1931) di Fritz Lang, che si nasconde, involontariamente registrata, la tanto ricercata verità.

Quo vadis, baby?, romanzo di Grazia Verasani, 2004, ed. Colorado Noir
Quo vadis, baby?, regia di Gabriele Salvatores, Italia, 2005

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