Aphex Twin – Windowlicker
X. Comandamento
«Non desiderare la roba d’altri»
Artista: Aphex Twin
Brano: Windowlicker
Singolo: Windowlicker (1999)
Regia: Chris Cunningham
Anno: 1999
Quando parlavamo di satana all’inizio dello speciale su Cunningham , sapevamo il perchè: Chris ne sa una più del diavolo e il diavolo per l’ennesima volta ha il nome-logotipo di Aphex Twin. Chris è un genio e ne sa davvero una più del demonio, semplicemente perché lui conosce, a differenza di altri chiacchieroni, la strada per arrivare ai suoi luridi salotti, senza che il terribile cornuto, possa scaricargli tutta la sua bestialità addosso per il grave affronto. Il che per noi sarebbe un grosso trauma.
Dopo la nostra prima tappa a Gerusalemme con un Chris in versione virgiliana, la discesa nelle malebolge non poteva non finire nell’antro di Lucifero. E a proposito di “lucem fero”, di scintillii stroboscopici e roboanti distorsioni audio techno, jungle, Drum’n’ Bass e IDM, il centro malato della terra ne abbonda, vi assicuro, come in un definitivo rave party.
Nel fiume Cocito della massima produzione video mondiale dove tutto scorre, semplicemente perchè i video devono scorrere in heavy rotation, tra le poppute pimps dei video hip hop, i balletti strizza-palle di Michael Jackson, c’era lui, dj lucifer Aphex Twin (Richard James), l’anti-icona ghignante, auto-manipolazione e auto-trasfigurazione della sua reale immagine, che rimescolava con il suo forcone demoniaco il mondo dei (video) morti (e dannati) con incontenibile gaudio.
Eccoci arrivati, sudaticci e sporchi di ectoplasma, alla fine della nostra via crucis con il video forse più vitalistico e disubbidiente degli anni 90. Windowlicker, un video di fondamentale importanza nelle strategie testuali di rappresentazione della star.
Vale la pena lasciare Alberto Soragni con Chris che ridacchiano mentre guardano certi dannati appesi come manzi per la pancia e che strillano di gusto, per fare un breve discorso sul corpo della star nella storia del videoclip. Ricordate gli anni 80? Ricordate Madonna e Like a Virgin? Bene, so che vi faranno venire il mal di pancia, ma allora ricorderete che la figura della star era solo un oggetto della messa in scena, per assicurare al performer riconoscibilità. Vi ricordate i Duran Duran nell’isola di Goa? Certo, erano lì soprattutto per trombare con un bel gruppetto di modelle, ma erano là anche per il video Save a prayer. E Michael Jackson mentre avanza bellicoso e teppistello in un garage nel video Bad? Vale lo stesso discorso anche per loro: c’è una forte insistenza a usare piani di ripresa sul corpo della star con il ricorso a location stravaganti ed esotiche. A un certo punto però il videoclip si decise a scagliare il suo ruggito per acquisire un po’ di legittimità come forma originale di linguaggio. Era il tempo degli effetti speciali, un prototipo fu Thriller del 1984 (regia di John Landis), ma solo la computer graphics (CGI) permise un più vasto e potente uso del morphing negli anni 90 e solo allora si poté parlare di manipolazione del corpo della star. La carne del performer diventa plastilina, entra in un esplicito processo di risemantizzazione che mira a trasformare il musicista in icona e quindi strabiliante merce promozionale per il disco. Ricorderete sicuramente il pezzo finale di Black or white (1991) di Michael Jackson oppure Hunter di Björk. Sarebbe stato il video Windowlicker (1999) a segnare un’ipotetica terza fase nell’utilizzo di figure enunciative di valorizzazione della star. Con questo video entriamo in una dimensione metalinguistica. La star (Aphex Twin) si pone al suo pubblico non nelle vesti di Richard James, come figura autentica, ma come il prodotto di una deformazione fisica plateale. Siamo alla messa in scena della manipolazione del corpo. Il maleficio aveva preso le mosse in Come to Daddy (1997), anche se solo con Windowlicker, Cunningham e Aphex Twin elaborano esplicitamente un discorso sul linguaggio del video hip hop americano, sulla simbologia del sogno americano ridotto a un nitido spot pubblicitario, fatto di plastiche lucide e silicone, di gioielli e champagne, edificato in location californiane da sogno, pullulanti di formose ballerine in bikini e limousine lunghissime e poderose, come i piselloni di un porno attore della San Antonio Valley. Su tutto questa bellezza leccata aleggiano in modo pesante lineamenti distorti, volti piegati dalla deformità di un clown belva alla IT. L’effetto deformazione è contagioso, dopo il suo balletto alla Jackson colpisce le ragazze, che rifiutano le avance dei due “nigga” per lasciarsi sedurre da un Aphex Twin totem del potere WASP.
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Cristo Cunningham, come l’iconografia del Buddha e di tutti i santi cristiani, può al massimo sorridere, Satana, i satiri dei riti dionisiaci e Aphex Twin hanno invece il viso sconvolto dal riso. Ci mostrano i denti, la nostra ferinità, non li nascondono, mettono in evidenza qualcosa del nostro tempo o connaturato da sempre nell’uomo. L’aberrazione o la natura bestiale. La reiterazione di canoni estetici fissi e decadenti o la lotta costante e sanguinaria per il potere. L’artista inglese risulta più rivoluzionario e cambattivo di un logoro Marilyn Manson, o dei pornoambientalisti Leona Johansson e Tommy Ellingsen (www.fuckforforest.com). C’è la provocazione visiva e disturbante, è vero, ma quello ce l’aveva anche l’ammuffito Alice Cooper. Aphex Twin in più sa essere beffardo e sa nascondersi dai riflettori, con un mossa diabolica, indossando una maschera che lo fa somigliare a tutti, ma con qualche finta metastasi in più, che si attacca all’iride masticandola piano piano. Aphex Twin è il grande fauno che ferma il suo fotogramma lucido sulla realtà delle cose, che per un attimo riesce a bloccare e fa implodere l’heavy rotation di Mtv (la quale, per la cronaca, ne impedì la trasmissione). Ha un messaggio da profeta, lo porta dagli abissi dell’inferno, dove scruta in una palla di vetro aberrazione e bestialità nella sua cristallinità, e perchè no ghignandosela di gusto con l’amico e sacerdote Chris Cunningham. Perchè in fondo, anche senza andare all’inferno, il mondo è un bel Circo di pagliacci.
I. Frozen
II. Second Bad Vilbel
III. Come on My Selector
IV. Come to Daddy
V. Only You
VI. All is Full of Love
VII. Afrika Shox
VIII. The Next Big Thing
IX. Flex
X. Windowlicker
A cura di Fabio Falzone
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