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cultura dell'immagine e della parola

Portishead – Only you

V. Comandamento
«Non uccidere»

Artista: Portishead
Brano: Only you
Album: Portishead (1997)
Regia: Chris Cunningham
Anno: 1998


Rapina a mano armata, Il bacio della pantera e Ascensore per l’inferno. Sono sprazzi in bianco e nero del cinema che nuota nella musica dei Portishead. Spezzoni di film proiettati su una superficie ondulata, che galleggiano tra le note liquide di una specie evoluta di “noir-jazz“. Noir dal profumo anni 30, noir di gangster senza scrupoli, di assassini squattrinati immersi nel proibizionismo, noir che bagna le orecchie col sangue degli oscuri protagonisti cattivi e le accarezza con le mosse sottili di sbiaditi personaggi buoni.
E’ la musica della cantante Beth Gibbons, che trae le sue melodie da tutte le scale di sofferenza possibili e la traspone negli artwork degli album, nei videoclip.

Only you evoca in un incubo denso e lento le atmosfere di quel genere noir antico, fatto di pellicole girate verso mezzanotte, nei vicoli ciechi neri di una metropoli che si snodano tra pareti di fitti mattoni umidi, tra i topi usciti dalle fogne per assistere alle esecuzioni notturne, i fogli di giornale sbattuti a terra e un assassino dietro l’angolo che ci spia, pronto a uccidere.
Per Chris Cunningham, abituato nelle sue scelte artistiche all’oscurità avvolgente, amniotica, è la seconda volta che cala la macchina da presa nell’acqua, dopo 36 degrees dei Placebo girato due anni prima (1996). Ci sarà un terzo, ultimo passaggio, dove l’esplorazione del dolore corporale, immerso come un sottaceto nell’utero delle sofferenze, sarà ancor più dettagliata e intensa, si tratta di Flex, del 2000.

C’è una ragione personale alla base di questa rappresentazione ripetuta dell’apnea e dell’affogamento. Nel libretto allegato al DVD della Director Label, The Work of Director, Cunningham racconta che da piccolo aveva un incubo ricorrente: trovarsi in fondo alla strada principale del paese dove era nato e cresciuto e non riuscire a respirare. Era come sentirsi sdraiato su un letto immerso nell’acqua con degli stivali di piombo, vedere la superficie dell’acqua in cima, leggermente luminosa, ma non poterla mai raggiungere.

La paura dell’uomo nero, l’assassino della porta accanto che ci spia da una finestra della vecchia città, la paura di affogare e sentire la trachea soffocare nel panico. Ma più di tutto il tono e l’umore delle parole di Beth [img4]Gibbons, che galleggia nell’acqua come il fantasma di una donna morta, è soprattutto quest’ultimo elemento a fare di Only You un video noir. Come diceva Paul Schrader (Il bacio della pantera), l’insicurezza, l’angoscia e la scheggia impazzita, deviante della realtà e le qualità diversificate del nero, sono le caratteristiche che fanno un noir. L’ambiguità del testo di Only you e di una cantante non morta o non viva: scappare e soffrire o restare e uccidere? Chris sussurra quella che è la sua sostanza di uomo oltre che di artista: scappare e non uccidere, ma vivere nella malinconia e l’insicurezza per sempre.

Il decalogo di Chris

I. Frozen
II. Second Bad Vilbel
III. Come on My Selector
IV. Come to Daddy
V. Only You
VI. All is Full of Love
VII. Afrika Shox
VIII. The Next Big Thing
IX. Flex
X. Windowlicker

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