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cultura dell'immagine e della parola

Intervista: Yo Yo Mundi

Il set del videoclip
Paolo Enrico Archetti Maestri, Andrea Cavalieri, Fabio Martino, Eugenio Merico e Fabrizio Barale. Sono gli Yo Yo Mundi, gruppo originario di Acqui Terme, nel Piemonte meridionale, location del loro ultimo videoclip. I primi tre li abbiamo incontrati nelle vesti di attori del videoclip L’ultimo testimone, realizzato dagli allievi del Corso di regia televisiva e videoclip. Con loro c’era anche Claudio Braggio, organizzatore del corso. Abbiamo parlato insieme di questa esperienza, di cosa può nascere da un intreccio di forti passioni e realtà artistiche e culturali diverse.

Gli Yo Yo Mundi hanno preso parte attivamente all’ideazione e alle riprese del video. Cosa vi ha dato quest’esperienza?
Paolo – Innanzitutto va specificato che L’ultimo testimone non è semplicemente una canzone, ma fa parte di un progetto legato ai temi resistenziali e soprattutto una canzone che vive anche di altre ispirazioni perché ci si immagina un condannato a morte senza speranza di vita che scrive un’ultima lettera la quale contiene invece un messaggio di grandissima speranza per il futuro. Una tematica difficile quindi. Per noi è stato importante poter spiegare e raccontare ai ragazzi del corso e a tutti i collaboratori le ragioni di questa canzone, la materia bruta che l’ha generata. Ma la cosa più bella è stato ancora una volta il lavoro di gruppo, la bellezza di condividere un’esperienza come questa. Un contributo fatto di parole, di sguardi, di abbracci e di frasi.
Paolo Enrico Archetti Maestri
Questo del videoclip nasce da un incontro con un’associazione culturale. Che importanza hanno per gli Yo Yo Mundi gli intrecci con altre realtà artistiche e culturali?
Paolo – Grandissima, fondamentale direi. Da sempre l’idea Yo Yo Mundi è quella di aprirsi e di comprendere altri artisti, altre forme di comunicare un’arte.
Vi potrei segnalare fra le tante le partecipazioni con altri artisti come Fossati, Gaber, Lella Costa, Michael Brook, Giuseppe Cederna, i Gang e molte altre. La creatività e gli stimoli che ci vengono regalati di volta in volta nascono da questo tipo di intrecci non necessariamente dati dalla celebrità o dalla caratura di certi artisti.

Qual è stato l’approccio all’aspetto produttivo di questo videoclip. Qual è stato il ruolo di Mescal in generale?
Paolo – Per quanto riguarda la produzione in sé, la strada ci si è aperta in modo differente e meraviglioso, cioè sulla base delle relazioni umane: corso di videoclip, ragazzi che si comprovano con questa passione, volontà da parte di un gruppo di persone di un certa esperienza di condividere e trasmettere a un gruppo di giovani delle conoscenze teoriche e pratiche.
Per quanto riguarda Mescal, con loro c’è un rapporto libero e creativo. Ci piace tenere in mano dei cacciaviti ideali con in quali svitare tutte le sovrastrutture, quelle che in qualche modo sono i cliché dei rapporti, anche e soprattutto organizzativo. Ci piace lavorare creativamente, la parte organizzativa deve venire dopo, non deve schiacciare la possibilità di intrecci.
Fabio Martino e Andrea Cavalieri
Com’è nata l’idea di trasformare la canzone originale L’ultimo testimone in un videoclip?
Fabio – L’ultimo testimone è l’unico pezzo scritto apposta per lo spettacolo La Banda Tom e questo tipo di progetto. La canzone non aveva ricevuto la giustizia che meritava, ma la difficoltà principale era la durata, 6 minuti, 5 dei quali di solo testo. Un video di 6 min non l’avrebbe trasmesso nessuno, allora prima di farcelo tagliare abbiano deciso di isolare le due chiavi di lettura possibili: la lettera alla madre e la lettera all’amore del condannato. Abbiamo scelto la lettera all’amore, perché bisognava alleggerire il testo della canzone, troppo articolato per ricavarne un video e perché quest’ultima tematica lasciava spazio a più chiavi interpretative.

Il tema della Resistenza vi è molto familiare. Lo scorso 25 Aprile è uscito un documentario, un dvd intitolato appunto Resistenza, con la regia di Bellizzi e di Laura Bombonato. Anche il video L’ultimo testimone riprende questa tematica, con un linguaggio ovviamente diverso, tipico del videoclip. Qual è stato l’aspetto più interessante?
Andrea – L’aspetto interessante di questi lavori è che durante la lavorazione e le riprese non si riesce a percepire un insieme, ma tanti piccoli frammenti, piccole unità che vengono poi montati in quello che sarà poi il risultato finale; per certi versi questo tipo di esperienza assomiglia a un modo particolare di lavorare con i suoni e con la musica, una strada possibile che di solito si prende quando si registrano dei dischi in digitale o con il computer.[img4]
Per quanto riguarda il documentario che abbiamo girato con Bellizzi, il dvd contiene più che altro interviste ad alcune sorelle dei partigiani della banda Tom, scene all’aperto con montaggi di immagini della giornata del 15 Gennaio, che è stata la celebrazione dell’eccidio della banda Tom, e ci sono anche immagini nostre del backstage durante la preparazione dello spettacolo.
Nello specifico, lo spettacolo musicale è stata proprio un’esperienza diversa: il tema conduttore è sicuramente il tema della Resistenza, e a livello visivo, i nostri costumi e la scenografia simboleggiano una ferita che non si è ancora rimarginata rispetto a quello che è successo in quegli anni. Abbiamo coinvolto molte persone, oltre a Bellizzi anche Laura Bombonato che ha curato la regia, sul palco siamo in 13 musicisti, alcuni nostri collaboratori, come Luca Olivieri, nostro collaboratore di vecchia data alle tastiere e al piano, Giovanna Vivaldi, violoncellista acquese, Paolo Bonfanti alle chitarre, i fratelli Severini dei Gang e alle letture sceniche Fabrizio Fagella, nostro collaboratore e attore alessandrino, e Giuseppe Cederna, attore di teatro e cinema italiano.
Un progetto molto ampio insomma e a livello musicale un’esperienza nuova per noi.

Come si è incontrata l’associazione Commedia Community con il gruppo Yo Yo Mundi?
Claudio – Ci ha fatto incontrare Brunello Vescovi, giornalista di La Stampa, che conosceva e apprezzava il lavoro sia nostro che degli Yo Yo Mundi e che aveva individuato diversi punti in comune tra le nostre due realtà. Noi stavamo cercando un gruppo italiano insieme al regista Ruggero Montingelli. Ci siamo incontrati un pomeriggio, senza Brunello, ci siamo parlati e come succede a una coppia, anche se noi siamo due gruppi, subito ci siamo piaciuti e messi in gioco.
Quel pomeriggio trovammo il gruppo per il video ma la collaborazione con gli Yo Yo non si fermerà qui. Abbiamo altri progetti narrativi in cantiere. Loro come gruppo hanno diversi pezzi veramente adatti come commento musicale a scene da film. Musiche che possono dare qualcosa a un prodotto audiovisivo sono rare, loro secondo me ce l’hanno.

Che tipo di rapporto vorreste continuare a instaurare nel tempo?
Claudio – Quello che sto cercando con loro è (senza volermi mettere ovviamente al loro livello) quello che Sergio Leone poteva avere con Ennio Morricone, cioè quello di un regista che lavorava costantemente insieme ai compositori. Cosa nasce prima? La canzone o il film? Nascono insieme? Uno supporta l’altro? C’è talmente tanta confusione che a noi non importa. Ci interessa che il risultato finale funzioni e che continui a funzionare nel tempo.

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