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La legge del taglione

La legge del taglione

«Più terrificante de Il silenzio degli innocenti (The silence of the lambs, Jonathan Demme, 1991), più agghiacciante di Seven (Se7en, David Fincher, 1995)». Questo l’iperbolico claim che accompagna il trailer di Saw, opera prima del ventisettenne australiano James Wan. Senza tirare in ballo film del passato, con cui quello in questione ha ben poco a che vedere, si può
tranquillamente affermare che Saw sia un ottimo b-movie
, un thriller con risvolti horror, perfettamente in grado di svolgere quello che si chiede da un film di genere: tenere lo spettatore avvinghiato alla poltrona.

La perbenistica critica italiana ha bollato la pellicola come irritante (Tullio Kezich, Il Corriere della sera) o persino indignante (Adriano De Carlo, Il Giornale), dimenticandosi dell’esistenza di un cinema importante come quello di genere. Cinema che ha fatto la fortuna del movimento italiano nel suo periodo di maggior crisi, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, e che oggi sembra davvero scomparso nella nostra penisola. Cinema che ha come scopo non quello di farsi metafora del mondo o della società, ma quello ben più terra a terra di intrattenere il pubblico. E, come si diceva, Saw ci riesce perfettamente.

Il meccanismo che Wan utilizza nella sceneggiatura è semplice e ben oliato. Lo spettatore si identifica con uno dei due protagonisti, cercando con lui di risolvere l’enigma. Perché si trovano in quella stanza? E chi li tortura con le sue richieste? Potrebbe essere il plot di un videogame, e infatti sul sito ufficiale si può trovare un divertente gioco in flash che ripercorre tutta la trama del film (si sconsiglia quindi di provarlo a chi non sia ancora stato al cinema). La tensione rimane alta per tutta la durata del film, grazie a un sapiente gioco di flashback che porta sempre più lo spettatore a parteggiare per l’uno o per l’altro protagonista. Non mancano le scene splatter, che in realtà non sono tante quanto si potesse presagire dal trailer o dalle altre anticipazioni (le scene più truculente, come ormai consuetudine, sono state lasciate all’edizione in dvd).

Ovviamente non è tutto oro quello che luccica, e le pecche in Saw ci sono, e risultano spesso evidenti. Dialoghi e interpretazioni sono a volta al limite della sufficienza, ma da un’opera prima di genere, costata solo un milione di dollari, non ci si può aspettare un capolavoro formale.
Wan ha certamente visto tutti i thriller degli anni novanta, da Seven (Se7en, David Fincher, 1995) a Il collezionista d’ossa (The bone collector, Phillip Noyce, 1999), e a volte si lascia troppo prendere da una visibile cinefilia che caratterizza soprattutto fotografia e ambientazioni, ma ha il pieno merito di aver saputo realizzare un film che può essere annoverato tra i migliori del genere tra quelli usciti negli ultimi tempi.

Curiosità
La locandina italiana di Saw, con il primo piano di un arto mozzato, ha scatenato la reazione del Codacons, che ne ha chiesto il sequestro. La risposta della Procura è stata una semplice sanzione di 103 euro al distributore del film.

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