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Una simpatica canaglia infernale

Una simpatica canaglia infernale

Hellboy arriva sul grande schermo dopo aver incantato milioni di appassionati di fumetti in tutto il mondo. L’opera originale di Mike Mignola ha saputo stupire grazie ad una storia intrigante e ad una realizzazione grafica innovativa e sopra le righe. Per non tradire l’essenza della fonte d’ispirazione della pellicola cinematografica, Del Toro si è affidato, per la realizzazione del film, proprio all’ideatore della creatura a vignette. Il risultato di questa collaborazione è un’opera piena di contraddizioni, dall’andamento altalenante.

Per quanto riguarda i pregi di questo lavoro, dobbiamo citare innanzi tutto il notevole impatto visivo delle immagini mostrate: la ricostruzione degli ambienti, che presentano una perfetta alternanza tra gli interni barocchi e vittoriani e gli esterni moderni e metropolitani, ricrea atmosfere suggestive, cariche di fascino occulto da un lato e adrenalina tecnologica dall’altro. Notevole anche la computer grafica usata per riprodurre, tramite gli effetti speciali, le sembianze mostruose di molti personaggi e la resa visiva dei loro poteri, con scelte cromatiche molto forti e decise, capaci di donare alla pellicola un’estetica particolarmente “fumettosa”. Il secondo punto di forza del lavoro di Del Toro risiede nel protagonista della vicenda: Hellboy, infatti, riesce ad accattivarsi le simpatie del pubblico ponendosi come un eroe forte e risoluto, apparentemente invincibile, ma capace di picchi ironici insospettabili. Immaginatevi un comico alto due metri, completamente rosso, con le corna spezzate per un desiderio d’integrazione sociale, che nei momenti di maggior pathos drammaturgico sia capace di sdrammatizzare con una semplice battuta l’intero contesto apocalittico/demoniaco che gli sta intorno! Geniale!

Un po’ meno riuscito, invece, lo sviluppo del plot narrativo: sicuro e appassionante quando si appoggia sulla trama originale del fumetto, e in particolare nel racconto delle origini e della genesi del demone infernale, il ritmo si fa invece più zoppicante nel momento in cui tenta di spiccare il volo dal nido creato da Mignola. I buoni spunti disseminati qua e là lungo la vicenda scemano col passare dei minuti; gli eventi iniziano a susseguirsi sulla falsa riga di un dejà vu cinematografico senza via di scampo; il finale potrebbe essere stato girato nei primi anni ’80 per quanto sembra datato ed abusato. Di certo lo spettatore non rimarrà in ansia per le sorti dell’umanità davanti al momento cruciale del film, poiché proprio la risoluzione del momento topico risulta essere la parte più scontata dell’intera vicenda. Un peccato, insomma, non essere riusciti a mantenere elevata la qualità drammatica di una pellicola che, altrimenti, avrebbe potuto riscuotere un grande successo di critica e di pubblico. Ma così non sarà…

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