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The dark side of the plenty

The dark side of the plenty

Gli uomini
Estremi opposti sono le personalità dei due protagonisti, Paul e Lana. Zio e nipote che vivono su due mondi opposti, mondi distanti anni luce da ciò che siamo abituati a chiamare vita quotidiana.
Il Viet-Nam è ancora una presenza scottante nella vita di Paul. Una presenza nelle sue azioni, dedicate all’osservazione di “gente sospetta”, nel suo corpo, minato dall’esposizione al Pink Agent, e nei suoi incubi, risvegliati da quell’esplosione che ha colpito nel fondo le certezze del mondo occidentale, l’11 settembre 2001. Paul rappresenta all’estremo quel mondo del sospetto, della paura e della reazione violenta, sopito nell’anima di tutti noi. Il presente per lui è un luogo in cui si ammassano ricordi tragici e paure future, il tempo è eternamente fermo in quel momento in cui le sue certezze sono crollate. Gira animato dalla pura e dal sospetto, cercando le trame di un intrigo internazionale, fomentato dalle deliranti trasmissioni radiofoniche in cui un “Oriano Fallacio” qualunque alimenta i deliri della gente spaventata.
Sull’altro pianeta c’è Lana. Per lei il mondo è la casa. Rappresenta l’estremo di quell’apertura mentale, di quella ricerca del diverso che anima le nostre curiosità. La sua vita è un continuo muoversi tra missioni religiose. Lei non fa ciò per spirito di abnegazione o per solidarietà. Per lei quella è l’unica vita possibile, in cui tutti gli uomini sono parte di un grande essere. La sua innocenza è senza malizia, infinita, immersa in un grande fluire, dove può amare allo stesso modo un ragazzo che si trova a migliaia di chilometri di distanza e i poveri che sono stesi accanto a lei. Prova un infinito amore per il mondo che non disdegna di dimostrare con il corpo, sempre in sinuoso movimento, alla ricerca della sintonia con il tutto.

La società
Ma gli estremi di cui ci parla l’impietoso digitale di Wenders non sono solo la paura e l’amore. Vi sono anche la ricchezza e la povertà, che la machina da presa riprende con freddezza documentale, passando dai palazzi sontuosi e barocchi della terra dell’Abbondanza ai terribili Slums che quell’abbondanza non sanno nemmeno cosa sia. Los Angeles è la città con il maggior numero di disperati d’America. Los Angeles è la città in cui una cantante pop si compra una pelliccia da 100.000 dollari.
Ancora contrasti ci vengono presentati dal regista. Quelli tra una città sovrappopolata e un paesino praticamente disabitato. Quelli di una natura incontaminata, dove si passa dal deserto assolato e desolato che già Wenders ci aveva presentato in Paris,Texas (id., 1984), alle verdi montagne degli Stati Uniti centrali.

L’uso della M.d.p.
Questo clima di tensione inespressa, viene narrata attraverso un attento uso della M.d.p., che scandaglia i volti dei protagonisti, con primissimi piani che sembrano portare lo spettatore ad accarezzarne la pelle e a sentirne il respiro, per poi gettarlo, con l’utilizzo del piano lungo, lontano mille chilometri dall’azione, in quel punto di vista privilegiato da cui tutte le cose si mischiano e si confondono. Bravissimi sono anche gli attori che con una recitazione perfetta lasciano trasparire ogni goccia di emozione dai loro personaggi, tanto da renderli sovrareali.
L’uso della M.d.p. ci viene svelato proprio nelle riprese naturalistiche. Wenders è uno di quei grandissimi registi (insieme a Malick e pochi altri) che riesce a far parlare la natura, con i suoi enormi scorci di cielo e i soleggiati panorami desertici.

Solo bolle di sapone
Conflitti insomma. Conflitti solo minacciati, mai espressi. La pellicola ci mostra solo due momenti tragici, l’omicidio e l’assalto di Paul. Questi sono in realtà l’inizio e la fine della vicenda, di tutti gli altri conflitti inespressi, che poi scoppieranno senza lasciare traccia, come tante bolle di sapone. Un film ottimo, non un capolavoro, che avrebbe giovato di 5 minuti di pellicola in meno.

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