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“Però sempre mi sveglio, mentre sempre io voglio essere morto”

“Però sempre mi sveglio, mentre sempre io voglio essere morto”

La realtà

La vicenda, come si può immaginare, è struggente: un uomo, Ramón Sampedro, paralizzato dall’età di 25 anni, è costretto a vivere una vita che non vuole in quanto priva di qualunque significato. E tutto questo per colpa di leggi moraliste che non si preoccupano realmente delle persone ma solo di fissare regole, certezze uguali per tutti. E soprattutto che non tutelano la libertà di scelta dell’uomo.

Il film

E’ molto facile fare un film di successo quando l’argomento è così delicato: l’impressione che si ha è che Amenabar abbia calcato un po’ troppo la mano questa volta.
Prima di tutto non ci si spiega come mai il regista abbia scelto proprio Bardem per la parte di Ramón, un attore esageratamente corpulento per interpretare un tetraplegico che è stato immobile per trent’anni. In un’intervista Amenabar ammette questa incongruenza e confessa che l’unica ragione che l’ha spinto a scegliere l’attore spagnolo è il suo talento. In effetti Bardem è bravo, non ci sono dubbi, ma non penso abbia superato la sua performance de I Lunedì al sole (Los lunes al sol, Fernando León de Aranoa, Spagna/Francia/Italia, 2002). E se provassimo a sostituire la parola “talento” con la parola “celebrità”?
Ma non è solo questo: la scelta delle musiche che vogliono a tutti i costi provocare tristezza nei cuori degli spettatori, alcuni dialoghi palesemente strappa-lacrime, tutti ingredienti necessari a coinvolgere lo spettatore.
Come un piatto dal bell’aspetto e profumatissimo che una volta assaggiato si rivela immangiabile, così Mare Dentro è un film dalla forma assolutamente perfetta, registicamente ben fatto, ma con una lunga serie di pecche dal punto di vista della sceneggiatura.
Viene spontaneo fare un paragone con un altro film uscito nel 2002: Le invasioni Barbariche (Les Invasions Barbares, Denys Arcand, Canada/Francia, 2002). Il film trattava anch’esso di eutanasia ma con tutt’altro tono: essendo il tema tragico e molto difficile, Arcand aveva cercato proprio di riequilibrare il tutto con molta ironia e freschezza. Il film non risultava per niente patetico né sfacciatamente acchiappa-spettatori pur riportando chiaramente le dimenioni reali e drammatiche del problema.

La riflessione

L’unico aspetto positivo del film è il voler smuovere il pubblico sul tema: il regista, infatti, sta molto attento a non fornire risposte sulla questione eutanasia, bensì a stimolare la riflessione e il dibattito intorno all’argomento. Per questo, nel film, l’aspetto politico della vicenda (in Spagna il caso di Ramón fu molto dibattuto), non viene praticamente trattato, lasciando intravedere solo in qualche scena le manifestazioni che hanno avuto luogo in occasione della discussione del caso di Sampedro al tribunale di La Coruña.

Dello stesso regista:

The Others, 2001
Apri gli occhi, 1998
Tesis, 1996
Luna, 1995
Himenóptero, 1991

Curiosità

Spesso e volentieri Amenabar veste anche i panni del compositore delle musiche dei propri film. E’ fra gli sceneggiatori di Vanilla sky (Cameron Crowe, 2001).

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