Benvenuti nel Club della TV
In Teledurruti (2002, Baldini & Castoldi), uno dei romanzi più poetici scritti in Italia sulla televisione, Fulvio Abbate immagina la messa in onda un programma a dir poco rivoluzionario. Un programma fatto di semplici fototesssere trasmesse senza commento e senza soluzione di continuità. Un’operazione audace: la televisione stessa che rinuncia ai propri artifici per farsi testimone dei propri spettatori, mostrati come persone e non come personaggi.
Qualche giorno fa, nel corso di un’ordinaria sessione di zapping, ho provato per qualche istante la vertiginosa sensazione che qualcuno avesse provato a realizzare quell’utopia catodica. Su Rete Allmusic si susseguivano volti di ragazzi, ripresi singolarmente sul divanetto di una discoteca.
Purtroppo però, non si trattava di immagini fisse. Con un briciolo di delusione mi sono trovato a constatare che i ragazzi parlavano. Pubblicizzavano se stessi, rispondendo a domande del tipo: “Come deve essere il tuo partner ideale?” oppure “Perché vale la pena di conoscerti?”.
E in questo modo diventava impossibile percepirli come persone.
Forse il fenomeno è dovuto al fatto che il ventenne di oggi è nato e cresciuto con la TV, e quindi messo a contatto con questo medium tende ad agire in automatico assecondandone il linguaggio. Ma, nei fatti, il risultato era una agghiacciante galleria di personaggi, in qualche modo perfettamente televisivi. Quasi delle icone: il Ragazzo-con-la-Porches, la Ragazza-con-le-borchie, il Tipo-carino…
Il significato della trasmissione, comunque, mi è parso molto più chiaro quando ho capito che in realtà si trattava in qualche modo di una offerta commerciale. Il programma, infatti, che si chiama The Club, serve a mostrare i volti di tutti coloro che si associano a una community via telefono cellulare, che permette di farsi contattare dagli altri affiliati tramite sms o messaggio vocale.
In effetti, una volta capito questo meccanismo, i conti tornano con molta più facilità. E si coglie la sublime operazione di marketing. I gestori della community hanno individuato il loro target (questi splendidi esemplari di giovane), hanno studiato i loro mezzi di comunicazione interpersonale (i cellulari), hanno trovato l’habitat in cui socializzano (la discoteca) e, infine, hanno usato un richiamo infallibile: la possibilità di apparire in televisione. Una tentazione irresistibile per il tardo adolescente contemporaneo, cresciuto a pane e Maria De Filippi .
In questo modo, il nodo della questione diventa proprio l’uso del teleschermo. Non so come funzioni di preciso il servizio telefonico offerto e non mi azzarderò a giudicarlo, ma la mia impressione è che ci sia stata un’ inversione del rapporto causa-effetto che univa vita reale e televisione.
Insomma, mi è venuto il sospetto che almeno qualcuno dei protagonisti di The Club non appaia in televisione perché si è iscritto alla community, ma piuttosto si iscriva alla community per apparire almeno per qualche istante in televisione, per partecipare al medium egemone.
Con buona pace del sogno di Teledurruti.
A cura di Marco Valsecchi
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