hideout

cultura dell'immagine e della parola

Riti ineluttabili

Riti ineluttabili

Nonostante gli annuali maltrattamenti subiti dalla critica, sono solito recarmi in modo rituale alla proiezione del film natalizio di Boldi e De Sica. Il genere a cui appartiene non è infatti da sottovalutare e il rilievo sociologico che merita dovrebbe essere maggiormente considerato anche dalle patinate riviste di critica. Il tandem comico vive pellicola dopo pellicola attraverso il lavoro alternato di registi quali Vanzina e Neri Parenti, cui è toccata questa volta, ma sostanzialmente non vede, nella sua serialità, alcuna modifica: personaggi, interpreti e gag sono sempre inesorabilmente uguali ma ugualmente efficaci su un pubblico che sa esattamente quello cui sta andando incontro e che non aspetta altro. Una sorta di rito collettivo basato su peti incendiati, flatulenze, turpiloquio, coprofilia, allusioni sessuali e bellezze desnude. I genitori dei bambini più piccoli impallidiscono di fronte a quello che i pargoli potrebbero imparare da un film del genere, ma i loro divieti sono armi spuntate: probabilmente riusciranno a tenere lontani i figli dalla imbarazzante proiezione, ma nulla possono contro l’ammirazione, il desiderio, la tragica emulazione che si impadronirà dei piccoli, in attesa solo di “avere l’età”.

Il pubblico in sala è variegato ma comunque giovane. Dal branco di adolescenti, divisi in modo sessista per l’occasione, alle giovani coppie, alle famiglie più permissive o semplicemente sprovvedute. La maggior parte di queste persone va al cinema una volta all’anno o poco più, lo fa a Natale e sceglie possibilmente qualcosa di leggero, divertente, demenziale, grottesco. Natale in India è posizionato perfettamente. Pur con il campo limpidamente sgombro dai pregiudizi per il prodotto, c’è però da riconoscere un calo di stile in quest’ultimo lavoro. Dubitando che il filone possa essersi esaurito, bisogna mettere sotto accusa l’efficacia dei personaggi. Troppo poco esilarante una figura tutto sommato seriosa come quella del fanatico orientalista, troppo scontata quella del romano grezzo. Si tenta di caricare all’estremo dei personaggi rendendoli divertenti e assurdi e si dimentica di quanto sia fondamentale l’intreccio, l’equivoco per creare dei momenti realmente comici. Sono lontani i tempi sfarzosi di Vacanze di Natale, con la sua parata di Bellissime e stuoli di interpreti. Passati i fasti di Natale ad Amsterdam con doppi giochi e rimescolamenti di coppie. Mancano occasioni facete, mancano personaggi femminili di rilievo e una fabula credibile. E mancano anche molti degli spettatori di sempre: niente vittoria al botteghino questa volta.
Non manca invece l’applauso finale. Quello che si tributa assai di rado si materializza qui con una lunga, strillata standing ovation. Anche quest’anno qualcuno ha gradito.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»