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cultura dell'immagine e della parola

La finestra sul passato

La finestra sul passato

Quante volte vediamo Giovanna aprire o chiudere la finestra della cucina? Molte volte, certo ne perdiamo il conto. È un gesto ripetuto, sottolineato, carico di suggestione. La finestra è una soglia intrinsecamente ambigua e dualista, perché aperta/chiusa, (im)permeabile. Come ha insegnato Hitchcock, celebra la mobilità dello sguardo che può insinuarsi in un altrove permettendo al corpo di nascondersi e rimanere immobile nel proprio spazio. Lo sguardo varca la soglia, il corpo è protetto da essa.
La staticità e l’insoddisfazione in cui è imbrigliata la vita di Giovanna sono risolte proprio dalla mobilità data dal guardare e dall’essere guardata. A prima vista sono il gioco di sguardi con Lorenzo, il vicino di casa, e la storia d’amore che ne deriva ad essere risolutori. Ma nel momento in cui Giovanna varca la soglia (stavolta fisica, non solo visiva) dell’appartamento di Lorenzo, può guardarsi da un punto di vista esterno, vedersi affacciata proprio a quella finestra da cui spiava Lorenzo. Poi torna a casa, nel suo spazio, confermando la sua vita familiare. La mobilità che Lorenzo offre a Giovanna è di tipo spaziale (non a caso Lorenzo parte e a lei si offre l’opportunità di andare via con lui); così come i loro sguardi si reggono sulla distanza fisica che separa i due appartamenti. Ma è una mobilità che non produce cambiamenti, tutt’al più porta ad una maggiore consapevolezza di sé.
È lo sguardo di Simone/Daniele a sollevare la ragnatela che avviluppa la vita di Giovanna. Uno sguardo esterno, che entra forzatamente ma che poi viene accettato dalla donna. Daniele è la saggezza del passato, il portavoce dell’importanza della memoria che si lega all’identità della persona. Daniele smarrisce la sua identità perché perde la memoria di sé, compreso il suo nome. Ecco perché l’incontro con Daniele cambia la vita di Giovanna: lo sguardo del passato provoca la perdita della certezza di sé (è l’incontro iniziale con Simone/Daniele a innescare tutta la vicenda); e poi il suo ritrovamento. La vera mobilità è temporale, non spaziale.

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