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cultura dell'immagine e della parola

Quando la bruttezza si fa bella I – Ciro Ippolito

La rassegna sul cinema trash non poteva che iniziare con quello che viene considerato il peggiore regista italiano degli ultimi trent’anni. Peggiore in senso positivo. Si tratta di Ciro Ippolito, oggi sessantacinquenne produttore di fiction, ma a cavallo tra gli anni settanta e ottanta regista di indiscutibili capolorrori. Qualche anno fa, in una notte insonne, mi capitò di notare su rete4 un titolo curioso: Arrapaho. La visione di quella pellicola fu la scintilla che fece scoppiare la mia passione per il cinema weird. Il film inizia con una voce improbabile che legge le seguenti, indimenticabili parole:

“Nella primavera del 1898
quando le nevi si scioglievano
sulle montagne dell’Oregon e
a valle i pini parlavano con i
pini e le gardenie con le
stesse tre tribù gli Arrapaho
i Cefaloni e i Froceyenne
quest’ultima tribù nata da un
incesto tra un tranviere gobbo
e una nana antalofata ci fu
una guerra che si ricordò negli
anni e negli anni e negli anni
e negli anneti e nei vigneti
annata fantastica per il
vin brulè fu ricordata per
questi due episodi che non si
dimenticheranno mai”

In realtà le montagne dell’Oregon erano una discarica alle porte di Roma, e la storia, sempre narrata dalla solita voce, proseguì tra imbarazzanti battute del tipo:

“Figlio mio, vuoi più bene al papà o alla mamma?”
“A Pippo Baudo”
“Vaffanculo!”

Il protagonista del film è Urs Althaus, che gli appassionati del trash conosceranno come l’Aristoteles del Martiniano L’allenatore del pallone, mentre la sua innamorata Scella Pezzata è la mitica Tinì Cansino. Appare nel film anche lo storico gruppo degli Squallor, che ne cura anche la colonna sonora. Eccezionali nella loro inutilità sono poi gli excursus che appaiono di tanto in tanto nella pellicola, uscendo dalla sua ambientazione di fine ‘800 (?) per mostrarci demenziali esempi di vita quotidiana (??).
Ma Arrapaho, apparso sugli schermi nel 1984, non è che l’ultimo lavoro del Ciro Ippolito regista. La sua opera prima, Strangers, è oggi introvabile e si fa notare solo per la presenza di Mark Bodin, che poi sarà protagonista nel clamoroso Antrophopagus nonché nel secondo lavoro di Ippolito, Alien 2 sulla terra. Ippolito cerca qui di partire dal successo di Ridley Scott, da cui ruba però solo il titolo, per raccontare un’improbabile storia di minerali alieni che si divertono a squartare scienziati terrestri. E’ l’unico passaggio del regista napoletano nell’ambito dello splatter, ma il film si fa ricordare soprattutto per la colonna sonora di un altro mitico gruppo, gli Oliver Onions. Nelle sue due seguenti pellicole, Ippolito vuole confrontarsi con la commedia napoletana, ma i film (Pronto… Lucia e Zampognaro innamorato) vanno apprezzati solo per gli improbabili cast con Marisa Laurito e Franco Bracardi. Dopo la straordinaria parentesi di Arrapaho, il nostro Ciro tenta una nuova collaborazione con gli Squallor in Uccelli d’Italia, ma la bruttezza dell’opera non è sufficiente a farla rientrare in questa rassegna, e malgrado la presenza illuminante di Giancarlo Magalli, Ippolito si trasforma in una specie di incrocio tra i Vanzina e Neri Parenti in una commedia un po’ troppo anonima. Persa quindi la vena creativa, Ippolito si dedicherà alla produzione di fiction (Il terzo segreto di Fatima) e di film (Palla di neve, Ninfa Plebea) di mediocre qualità. Ma per fortuna non ci potremo mai dimenticare di Arrapaho.

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