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Gli ultratopi invadono Andy Milligan

Andy Milligan comincia la sua carriera nel filone splatter con “The ghastly ones” (1969) una pellicola che ci mostra una serie di massacri che avvengono in una villa ottocentesca per motivi ereditari, e poi con “La camera della tortura” (1970); la storia di un nobile inglese che cerca di ottenere un’ingente eredità eliminando tutti i parenti che lo precedono in linea dinastica per mezzo di un misterioso boia incappucciato. Sulle orme del miglior Gordon Lewis, padre del gore e dello splatter movie, Andy Milligan reinventa un genere ancora in fasce. Protendendo nella direzione del trash alla John Waters, lasciandosi ammaliare dallo stile dei migliori cineasti espressionisti di inizio secolo, Milligan dà il meglio di sè (si fa per dire) con il successivo “L’invasione degli ultratopi” (1971): la trama è a dir poco oscena. Una misteriosa famiglia di un paese non ben precisato (Ungheria? Romania?); tali signori Moon, è affetta da un morbo stranissimo che li trasforma in licantropi nelle notti di luna piena. L’originalità si spreca anche nei nomi. Ma la genialità trash di Milligan esplode quando si viene a sapere che il strano virus è stato trasmesso a un vecchio avo a causa del morso di alcuni topi che, tra parentesi, sono gli animaletti preferiti della più giovane dei Moon, una sadica fanciulla dedita alla tortura degli animali. La ragazza ama anche molestare un fratello che, evidentemente, soffre di epilessia. Ma, a furia di nutrirlo con interiora di pollo e di tenerlo legato con una catena, con cui pure lo frustano ogni tanto per allietarsi le serate, il ragazzo diventa un freak orribile e indifeso scherzato da tutta la cordiale famiglia Moon. Già qui sfioriamo “Elephant man” per profondità di storia. Ma l’intreccio diventa insuperabile quando si scopre che la matrona di casa è morta uccise probabilmente dal nonno lupo-mannaro e il padre ha frequenti incesti con tutte e tre le figlie. Motivo? I Moon non si possono permettere di diffondere il virus per il mondo! Il padre, così, si fa martire per l’onore della famiglia; ligio e responsabile nei confronti delle sue amate creature procrea nuovi Moon con loro. Quindi, quando una di queste povere disgraziate torna a casa con un fidanzato, il padre diventa una bestia. Il malcapitato spasimante non capisce la reazione del genitore, ma la figlia è pronta a spiegargli tutto: nella sua famiglia si usa farsi inchiumare da papà. Il ragazzo, affatto sorpreso per la cosa, rivela, dopo due anni che stanno insieme e due settimane che si sono sposati, che anche suo padre era un tipo particolare e, con la massima tranquillità, come se gli dicesse mio padre faceva il barbiere, dice che papà era dedito alla pedofilia, ma, sfortunatamente, un giorno l’avevano beccato e allora, dopo averlo torturato e ucciso nel più atroce dei modi, l’avevano appeso in piazza pubblica. Dopo tre giorni papà puzzava di decomposto e i signori del villaggio avevano immaginato che fosse meglio toglierglielo. Dice che non gliel’aveva mai detto per paura che poi lei potesse pensare male. Pensare male di un suocero così? Non lo farebbe nessuno, credo. Momento di pausa (si sono scordati le battute?); poi lei sorride, lo abbraccia e lo bacia. Non dico altro riguardo ai dialoghi di palstica, le luci della cantina di Andy Milligan, gli attori che a “Vento di Ponente” gli fanno una pippa. Vi basti sapere che il film era stato pensato per emulare il successo di “Willard e i topi” di Daniel Mann, ma il produttore era un morto di fame e, specie per Milligan, non voleva spillare manco un soldo. Ma Andy Milligan è un genio del cinema anche per questo. Pochi soldi a disposizione? Non c’è problema. Per non tagliare gli effetti speciali, fondamentali in un capolavoro del genere, il nostro amato regista decide di tagliare i titoli di coda. Il film finisce con un’inquadratura del cielo, lasciandoci la suspense di un eventuale sequel. Per me, non c’è nient’altro da dire. Spero solo che capiate l’importanza che riveste questo lungometraggio nel panorama mondiale.

Frase da ricordarsi:
Un urlo in lontananza. I due fidnazatini dopo la divertente condivisone del passato di famiglia:
(spaventato) “Amore, cos’era quell’urlo?”
(come se leggesse “Eva tremila” dal dentista) ”Mah… niente. E’ solo mio fratello che urla quando lo frustiamo.”
(un po’ più rassicurato) “Ma… non potrebbe attaccarci?”
(lei non è mica scema) ”Tranquillo. E’ chiuso in una stanza dove lo teniamo legato con una catena.”

Voto trash: 9

Note: Putroppo della troupe, del paese d’origine, degli attori(?); non si sa nulla… non capisco perché…
Uno mi pare anche di averlo riconosciuto in Guerre Stellari…

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