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cultura dell'immagine e della parola

Ricordare

Amarcord di FelliniIo ricordo: è uno dei tanti principi. Un pretesto, un’urgenza. Il raccontare nasce da questo e spesso si fa seme da cui germoglia la fantasia. Una trama su cui intessiamo l’ordito, creando qualcosa che non è più ricordo né pura invenzione.
Forse, potrebbe chiamarsi sogno. Vivere ricordando o sopravvivere dimenticando. Stagioni e frammenti si ricompongono, si fondono, si perdono. Ricordo come luogo di conforto, ricordo come tormento. Nostalgia, rimorso, serenità. Ricordare e consegnarsi alla memoria di qualcun altro che partecipi a produrre senso. Ricordare è umano quanto ridere. Memoria fatta di immagini a volte incredibilmente nitide e assolutamente falsate. Ma forse per questo ancora più emozionanti.
Io mi ricordo. Sì, mi ricordo. Fellini ricorda e nasce “Amarcord”: io mi ricordo, appunto. Ritorna il passato e diventa ancora più vivo, magico e grottesco, eppure assolutamente reale. Così potente da diventare nostro. Questo film, meglio di qualunque altro, celebra il ricordo felice e sognato. La sequenza dell’arrivo del Rex è forse la più rappresentativa di questo concetto: la notte, la nebbia e le onde smaccatamente finte, di plastica luccicante. Lo stesso transatlantico nella sua imponenza è di cartone. Quale immagine migliore per raccontare il ricordo? La realtà che nella memoria acquista una patina magica, surreale e si trasfigura, sublima. Arriva la nave e tutti salutano, piangono, gridano di gioia, mentre in sottofondo suona la musica di Rota. Quelle note celeberrime si fondono alle immagini e diventano esse stesse ricordo mentre la melodia avvolge tutto di un velo nostalgico. Così il mondo felice della giovinezza viene rappresentato intriso di una dolcissima malinconia.
Il posto delle fragole di Bergman
Ricordare presuppone sempre un punto dal quale si guarda indietro. La vecchiaia è per eccellenza il luogo dove ci si volta indietro e si contempla, si rivisita. Isak Borg ricorda e scrive, quindi racconta, la sua vita. “Il posto delle fragole” inizia così. Attraverso un lungo viaggio in auto il protagonista ricorda e lentamente prende coscienza di quello che è stata realmente la sua vita, dei suoi errori, del suo egoismo. Emblematico è il momento in cui giunge alla casa dove trascorreva la villeggiatura ai tempi dell’adolescenza. Lì ritrova il posto delle fragole, e i ricordi sembrano assalirlo fino a diventare improvvisamente reali. Così Isak rivive una giornata molto significativa del suo passato, giorno in cui la sua fidanzata Sara scopre di amare suo fratello Sigfried, l’uomo che poi sposerà. Isak assiste e ascolta cose che in realtà non aveva potuto sapere perché quel giorno era in gita in barca. O forse non aveva mai voluto capire prima. Così ricordare diventa capire.

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