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Ovvero, il primo sequel ‘ex’ novo

Ovvero, il primo sequel ‘ex’ novo

Format ricco, mi ci ficco. E fa nulla che, una volta tanto, siano loro a pescare a piene mani del blockbuster di Fausto Brizzi – che nel 2009 andò bene al box office – invece che il contrario. Alla proposta di Fulvio Lucisano di raccogliere la scomoda eredità e dare un sequel a Ex, Carlo (regia) ed Enrico (sceneggiatura) Vanzina han risposto “presente”: in attesa di capire se replicheranno il successo, i due hanno giocato sul terreno più congeniale, ovvero quello della commedia corale scritta su misura per un cast di ‘fedelissimi’ e che pure non si distacca dal film di Brizzi che strizzava l’occhio alla commedia sofisticata di marca british.

Senza spendere tante parole sui diversi episodi portati avanti in parallelo (i neo-sposini turbati da un ex-fiamma di lui; l’avvocatessa divorzista che flirta col marito di una sua cliente; il ragazzo appena mollato che si finge psicanalista quando trova la nuova anima gemella; il deputato italiano che a Bruxelles conosce un’affascinante quanto proba premier; il single impenitente ma sfigato), in Ex – Amici come prima! i Vanzina chiamano a raccolta un cast convincente negli interpreti maschili – Gassman e Brignano sono delle sicurezze, Salemme invece regala i le uniche, vere risate con la macchietta del politico napoletano – quanto in quelli femminili, tra cui fanno discreta figura la Stefanenko (che proprio attrice non è…), una Teresa Mannino che a volte esce dal cono d’ombra di Zelig e la brava Anna Foglietta.

Certo, tolto questo e la solita precisione nel mixare col misurino storie e momenti di comicità (bassino il livello di alcune gag che, però, scommettiamo destinate a diventare cult come quella con Paolo Ruffini alle prese con un preservativo e la ‘libertà sessuale’ della famiglia di lei) lo schema è prevedibile e, tra improbabili coincidenze che costituiscono il motore dell’azione, si arriva in scioltezza alla sequenza finale dove tutte le coppiette celebrano l’happy ending; e dove, a margine, c’è pure un flash-mob musicale che c’entra poco ma paga il giusto tributo allo sponsor di turno. Praticamente assenti i riferimenti all’Italia nel film che, come da copione, sembra immerso in una gelatina atemporale e poteva tranquillamente essere ambientato negli anni Ottanta: c’è giusto un casto tentativo nell’episodio di Salemme – il migliore tra i quattro, a nostro parere – dove lui, approcciando la bellissima Stefanenko, primo ministro di un immaginario paese baltico, ironizza sull’Italia del gossip (facendo un involontario assist a chi oggi parla di ‘ciarpame politico’!) e sul fatto che stavolta sia una donna il premier che va a… escort. Troppo poco, direte: quest’ultimo pare giusto un segnale di risveglio da parte degli sceneggiatori i quali, fiutata l’aria che tira, ricominciano a tirare dentro i copioni un po’ di attualità. Ma, in fondo, non è il compito di questa pellicola che, tra battute appena sopra la sufficienza, un cast discreto e una colonna sonora con tutte le tamarrate del momento, si rivela un prodotto tutto sommato dignitoso: con la robaccia che c’è in giro.

Curiosità
Fulvio Lucisano, uno dei decani del nostro cinema e produttore del film assieme alla figlia Federica, compare per la prima volta sul grande schermo in un brevissimo cammeo come avvocato nel corso dell’episodio che vede protagonisti Gassman e la Foglietta.

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