hideout

cultura dell'immagine e della parola

I diari della carrozzina – Giorno 6 e 7

La mattina del sesto giorno, Buenos Aires si sveglia bagnata e inumidita da una pioggia sottile ma persistente. Mentre il festival si avvicina alla conclusione, noi decidiamo di sfidare il mal tempo e visitare la città che nei primi giorni abbiamo solo assaggiato. Iniziamo da San Telmo il quartiere che fin dalle prime passeggiate ci e’ sembrato più a misura d’uomo oltre che culturalmente più vivo. Qui è dove la sera si viene a bere una birra con i propri companeros ma è anche il quartiere degli antiquari e di mille altri negozi di vestiti e chincaglieria varia. La tappa successiva è Puerto Madero il barrio più recente e moderno la cui icona è sicuramente il famoso ponte di Calatrava, appena arrivati nel quartiere la pioggia aumenta però in maniera insostenibile al punto da costringerci in uno dei tanti locali che costeggiano i docks sul Rio de la plata. La sera, mentre gli amici di Avezzano partecipano a una cena istituzionale, noi decidiamo di andare al cinema Gaumont dove viene proiettato Sangue verde la pluri-premiata pellicola di Andrea Segre. Il film racconta dei fatti accaduti a Rosarno nel 2010 e, nonostante la sala non fosse proprio piena, genera una bella e intensa discussione di quelle che solo in un festival dei diritti umani si possono sentire. Chiudiamo la giornata alla Catedral del Tango un vecchio fienile recuperato e trasformato nella milonga più suggestiva di tutta Buenos Aires. La gente è tanta, la musica è sublime e i tangeros si incrociano sulla pista da ballo con la solita disinvoltura.

Il giorno successivo è quello della chiusura del festival ed è pertanto privo di veri e propri impegni. Giusto il tempo di fare colazione e siamo già in attesa di un cosiddetto “trenino della felicità”, che l’organizzazione del festival ci descrive come un carrozzone stile carnevale di Rio pieno di enormi peluche locos almeno quanto i ragazzi della Colifata. La verità la scopriamo dopo quasi un’ora di attesa: il trenino della felicita’ non e’ un trenino mal bensì un mini-bus addobbato da barca con tanto di rostro anteriore e animato da Winnie The Pooh e i suoi amici, un ambiente un po’ troppo estremo per noi… Accantonata quindi “la barca della felicità” torniamo per l’ennesima volta a San Telmo dove ci gustiamo l’ultima cena a base di carne argentina insieme a tutta la delegazione italiana, una delizia per il palato anche se la dieta intensa a base di proteine degli ultimi giorni non ci permette di godere appieno di questo miele. La vera e propria sorpresa della giornata è il quartiere della “Recoleta” dove attorno al cimitero monumentale in cui si trova la tomba di Evita Peron e di tanti altri personaggi argentini, si sviluppa un mercatino artigianale decisamente interessante per fare gli ultimi regali. Attorno al mercatino è poi tutto un intrecciarsi di alberi all’ombra dei quali gli artisti di strada si alternano ad intrattenere i passanti.

Il tempo purtroppo corre e la nostra permanenza in argentina sta per giungere al termine, è infatti arrivato il momento delle premiazioni. Con le ruote per terra non era in concorso quindi per noi niente emozioni ma solo la curiosità di scoprire i film premiati di questa edizione. L’Hed Festival viene inaspettatamente incaricato di ritirare un premio in vece di uno dei cortometraggi vincitori, questo genera un certo imbarazzo anche perché il film viene dall’Angola e non ha niente a che fare con il task del Festival di Avezzano, ma questo, come si dice, è il bello della diretta. Il premio del pubblico e quello come miglior lungometraggio viene invece vinto da Newen Mapuche, la fuerza de la gente de la tierra film della regista Cilena Elena Varela che racconta la lotta degli uomini della terra (questo significa Mapuche), premio meritatissimo non tanto per la qualità tecnica del film ma per i contenuti forti e per la dedizione alla causa dell’autrice che per i propri ideali ha passato ben due anni in carcere, una punizione che da quel che vediamo non ha fatto altro che rafforzarla come testimonia l’espressione dolce e piena di dignità del suo viso.

Archiviate le premiazioni l’ultimo atto di questo viaggio non poteva che essere una fiesta a base di tango, pop e rock music. Ballo dopo ballo e cerveza dopo cerveza il momento di tornare in albergo e fare la valigia si avvicina irrimediabilmente. La nostalgia già sta facendo il suo lavoro e salutati gli amici argentini camminiamo per le strade del microcentro di Buenos Aires senza sapere che un’ultima avventura ancora ci attende. Arrivati in albergo prendiamo l’ascensore in sei, ma sarà la stanchezza, sarà qualche birra di troppo, non ci accorgiamo del limite di 4 persone che indica la targhetta. Beh il risultato è scontato, neanche 3 secondi e l’ascensore si blocca imprigionandoci al suo interno. Per fortuna nonostante un iniziale spaesamento non ci facciamo prendere dal panico, d’altronde la compagnia non ce lo permetterebbe, e in pochi minuti siamo di nuovo fuori. Non resta altro che andare a dormire, il viaggio verso casa sarà lungo e ci darà il tempo di riflettere su questa settimana davvero speciale a livello professionale ma senza alcun dubbio anche a livello umano.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»