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cultura dell'immagine e della parola

Scusate il disturbo

Scusate il disturbo

Ci sono libri più noti per le vicende socio-cultural-editoriali che li hanno caratterizzati che per la letteratura che contengono. Ci sono libri per cui questo è un peccato. C’è un male che non è colpa di nessuno. Naturale, direte voi. Naturale, ha scritto lui. La giovane Laurana ripubblica il libro di racconti di Giulio Mozzi, pubblicato originariamente nel 1998 da Mondadori e presto ritirato dalle librerie a causa delle accuse di pedopornografia ad opera di un deputato leghista che vi fece sopra un’interrogazione parlamentare minacciando denunce, vicenda che viene dettagliatamente narrata dallo stesso Mozzi nella Notizia che correda il testo, e rievocata da Demetrio Paolin, in una nota finale scritta appositamente per la nuova edizione che delinea l’importanza di Mozzi come scrittore-maestro per la generazione successiva.

Così che il cielo sembra fatto di piastrelle azzurre pulitissime come il soffitto di una grande stanza da bagno. Sotto questo soffitto, in questa macrostanza da bagno che è il mondo, si muovono i corpi pensanti e senzienti di Giulio Mozzi, quelli immaginati dalla sua scrittura e quello della sua scrittura stessa, che è anch’essa un corpo dotato di fisicità e in quanto tale difficilmente ignorabile. Corpi che emergono da tredici racconti di varia lunghezza e di vario tema, anche se terribilmente omogenei dal punto di vista della riflessione che ne sta alla base e che ne scaturisce: quella sul male connaturato alla natura umana del corpo, un corpo che è di uomo o di donna, che è presente o assente, sano o malato, giovane o vecchio, vivo o morto. Un corpo che ha più importanza delle vicende narrative nelle quali è immerso, perché non è certo l’accadimento che sostanzia i racconti paurosi di Mozzi, dove spesso “non succede niente”.

Paurosi, perché la parola dell’autore va diretta al centro della questione, e la espone nuda, attraverso l’accumulo e la reiterazione, come ben spiega Paolin nel suddetto testo. Non c’è timore del male, che viene definito e messo a fuoco attraverso le azioni dei corpi o i pensieri della mente, tesi entrambi all’irriducibile binomio di amore e morte, analizzati con l’aspirazione alla verità e quindi senza concessioni ad altri sentimenti. Così una morte per incidente è un “ammazzamento” e un rapporto sessuale tra un bambino e un adulto è un rapporto sessuale, e un corpo che si autolesiona è un corpo che si autolesiona. Tutto orrendamente naturale. E la parola, semplicemente, è lì. E mette i brividi.

L’autore
Giulio Mozzi, classe 1960, ha pubblicato vari libri tra cui Questo è il giardino (Theoria, 1993), La felicità terrena (Einaudi, 1996), Fantasmi e fughe (Einaudi,1999), Fiction (Einaud, 2002), Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi (Transeuropa, 2009), Sono l’ultimo a scendere e altre storie credibili (Mondadori, 2009). Consulente editoriale per Einaudi Stile Libero, ha maturato anche una solida esperienza come docente di scrittura. Nel 2009 ha creato la casa editrice in rete Vibrisselibri, che si va ad affiancare all’omonimo bollettino di scritture e letture.

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