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cultura dell'immagine e della parola

Arcade Fire
The Suburbs

Canzone: The Suburbs
Regia: Spike Jonze
Album: The Suburbs
Artista: Arcade Fire
Anno: 2010

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Non è deformato il mondo di Spike Jonze, è solo raccontato attraverso occhi innocenti. Che possono vedere, senza capire, ma solo sentendolo, il filo sottile su cui gli uomini camminano. Lo aveva fatto con il cane-uomo di Da Funk per i Daft Punk (1997), contemporaneamente straniero e integrato, solo, come ogni uomo sa di essere. Lo ha fatto nel 2010 sotto la strana formula del mediometraggio pubblicitario per Absolut, I’m Here, dove le macchine vivono una dicotomia impossibile da concepire: ammassi di pezzi sostituibili, in grado di un amore così totale da essere paradossalmente impossibile per un essere umano. Ma isolati, camminano per le strade come se facessero parte del mondo, quando il mondo stesso non sa nemmeno darsi una definizione.

Ha mostrato il suo mondo sottosopra con Electrolite dei R.E.M., in un gioco fintamente colorato e davvero inquietante, che alza il velo sul reale mostrando schiavi consapevoli, e una band in bianco e nero che sembra non riuscire a starci, in questo mondo: troppo grandi, troppo piccoli, troppo leggeri. Il mondo di Spike Jonze si riconosce immediatamente: è il nostro, senza dubbio, quello in cui viviamo ogni giorno. Anche se è allucinato come quello di Bjork (It’s All so Quiet o It’s in Your Hands): il regista riesce a scoprirlo e camuffarlo con le buffe maschere di Nel paese della creature selvagge, e a noi resta impressa come una forma di imprinting la sensazione di un riconoscimento antico, di una riscoperta infantile.

Con The Suburbs, Jonze piazza in mezzo a un sobborgo circondato dai campi la linea sottile che divide l’infanzia dall’età adulta, l’innocenza dalla violenza, la vita dalla morte, la fine del mondo dall’Eden. Confonde i piani e la narrazione si fa ambigua, sensibile: senza esserne coscienti si parte da un presente per poi tornare indietro e spingersi ancora più avanti: da una mattina in cui già tutto è cambiato e le sirene suonano nell’aria, a un momento dove sembra che i ragazzi abbiano ancora tutta la vita davanti. Da una nuvola nera lontana, alla violenza della repressione, delle regole del mondo adulto, dell’illogicità del militarismo. Tutto il senso è nascosto negli sguardi dei ragazzi, nei loro volti, nella loro paura. È sono sguardi che danno il senso del videoclip perchè chi guarda riconosce il loro significato. Senza inventarsi un mondo alternativo, Spike Jonze inventa un piccolo film fantascientifico (non è altro che il racconto della fine del mondo, in fondo, quella che ogni essere umano, prima o poi, sperimenta sulla sua pelle), ma mai così reale. A sopravvivere sono solo gli adulti, i piccoli di una volta, strappati dal guscio e obbligati a uscire fuori da un mondo che non è mai benevolo. Ed è solo l’inizio della guerra, per loro.

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