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cultura dell'immagine e della parola

I film di Roma 2010
Ritratto di mio padre

Ugo Tognazzi dalla locandina di Ritratto di mio padreIl 27 ottobre 1990 moriva stroncato nel sonno da un’emorragia cerebrale uno degli attori italiani più amati e apprezzati, Ugo Tognazzi. A distanza di vent’anni dalla sua scomparsa la Festa del Cinema gli rende il dovuto omaggio dedicandogli l’intera manifestazione (ogni proiezione di tutte le sezioni sarà preceduta da una scena di uno dei suoi film) e aprendo ufficialmente la kermesse con un documentario – tributo firmato dalla figlia Maria Sole. Così come Alessandro Gassman a Venezia aprì con il suo bellissimo documentario Vittorio racconta Gassman, anche Ritratto di mio padre ripercorre in maniera sentita e intima la vita artistica e famigliare del grande attore, partendo dagli inizi in teatro e in televisione, fino alla consacrazione nel cinema.

Molti gli interventi di amici, Monicelli, Bertolucci, Lizzani, Scola, e ancora Laura Morante, Paolo Villaggio, Pupi Avati e i figli Gianmarco, Ricky, Thomas (avuto da un relazione con un’attrice norvegese) che parlano dell’Ugo attore (e regista) di talento, instancabile lavoratore, amante del cibo e delle belle donne, sperimentatore (in cucina come nello spettacolo) e ricercatore, sempre pronto a mettersi in gioco, in particolare negli ultimi anni di attività (basta pensare alla pièce di Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello che lo vide protagonista a Parigi o a Cremona ne L’avaro di Molière). Un personaggio carismatico, ma fortemente fragile e malinconico, “bisognoso” di essere circondato dagli amici (il Villaggio Tognazzi a Torvajanica era meta del cinema italiano e non solo) ma anche dalle sua numerose “famiglie”.

Il documentario vive grazie alle interviste, ai filmini amatoriali (inediti) famigliari e dai set, agli spezzoni di film (da Il federale a Il vizietto, da Amici miei a La grande abbuffata, da Romanzo popolare a Ultimo minuto), fino alle “perle” del Tognazzi più ironico e goliardico. “Il mio equilibrio è il mio squilibrio” diceva, o come quando davanti al gotha del Festival di Cannes, che lo incoronò attribuendogli la Palma d’Oro come miglior attore nell’81 per La tragedia di un uomo ridicolo, riuscì a essere sé stesso “Se è uno scherzo mi suicido sulla Croisette”. Mai sceso a compromessi, uomo generoso prima di essere attore sopraffino, amato dal popolo come dai salotti più elitari, Tognazzi ha segnato un’epoca nel fare un certo tipo di spettacolo e comunicazione, un mondo che oggi lo celebra finalmente come uno suoi protagonisti più alti.

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