hideout

cultura dell'immagine e della parola

Brividi e raccapriccio into the Wild


Un giorno, quando i mari saranno ormai piccole pozzanghere acide, i cieli delle coltri di asfalto polverizzato e i continenti nient’altro che infinite distese radioattive, gli ultimi superstiti della razza umana (fuggiti verso nuove galassie) sbarcheranno su un pianeta sconosciuto. Lì saranno accolti da dei gentili alieni color pistacchio, che chiederanno loro: “Perché avete fatto tutto questo alla vostra Terra?”. Gli uomini tireranno allora fuori una chiavetta USB, sulla quale avranno registrato le quattro puntate di Wild – Oltrenatura. La inseriranno in un portatile, faranno partire VLC media player e, guardando dritto nelle antenne i loro verdi ospiti, risponderanno: “Non avevamo scelta. O lei o noi”.

Oranghi impazziti, bruchi assassini, rane venefiche, ambienti inospitali, anaconde tritatutto, puma e orsi famelici: lo zibaldone natalizio di Italia1 non ci ha fatto mancare nulla in tema di macelleria bucolica. Se non l’avete visto coi vostri occhi, provate a immaginare un flusso continuo di filmati a metà strada tra Ultimo minuto (ma con molto più compiacimento), Real Tv (ma con molta più messa in scena) e Vivo per miracolo (ma con molta più Fiammetta Cicogna). Con in aggiunta alcuni contributi da Man vs Wild, trasmissione americana incentrata sulle imprese dell’esploratore Edward “Bear” Grylls, divenuto celebre nel 2007 quando si è scoperto che, nel corso delle sue scorribande in territori ostili, non disdegnava qualche pausa-ristoro in graziosi alberghi locali; ovviamente a telecamere spente. Un miscuglio indigesto nel quale hanno perso sapore anche i pochi spunti interessanti, su tutti i mini-documentari dedicati agli scontri tra anelli contigui della catena alimentare (dei derby emozionanti tipo camaleonte vs mantide o aringa vs balena).

Passi per la conduttrice. La scelta di affidare un programma in prima serata all’inesperta protagonista degli spot estivi dei telefonini è un azzardo giustificato dal fatto che la trasmissione è stata programmata nei giorni del “buco nero” natalizio, quando termina il periodo di garanzia autunnale e le emittenti possono giocare al risparmio senza dover rendere conto agli investitori. Non avendo nulla da perdere, in Mediaset devono aver pensato che questo poteva essere un buon banco di prova per un potenziale idolo dei teen-ager. Al di la degli ascolti, l’esperimento ha dato frutti mostruosi: sarà difficile dimenticare la tastierista della TBand, con i suoi hot pants di jeans, la sua dizione terrificante e il suo sorriso a denti larghi degno di un mezzadro dell’Agro pontino, che accosciata in mezzo alla neve ci insegna a distinguere gli stronzi dei carnivori da quelli degli erbivori. Il risultato funga da monito.
[img4]
Stupisce invece che a scrivere il programma sia stata un’autrice d’esperienza e di talento come Simona Ercolani, alla cui penna dobbiamo un programma prezioso come Sfide (dal 1999 su Rai Tre) e una pietra miliare come La pupa e il secchione (nel 2006, sempre su Italia1), efficacissimo sdoganamento dell’ignoranza crassa la cui onda lunga viene tuttora cavalcata praticamente in ogni puntata del Grande Fratello. Per intenderci: fu lei a capire che nella triste Italia d’oggi l’impennata degli ascolti è assicurata se il concorrente di turno, interpellato a riguardo, confonde Gucci con Ghandi o il cazzo con l’equinozio (che Márquez mi perdoni il furto). Ma fu anche lei, ai tempi del format Rai, a trovare la quadratura del cerchio narrativo che consentiva di applicare la lezione letteraria di Osvaldo Soriano al documentario sportivo. Non si spiega perché in questo caso specifico, invece di seguire la via “alta”, più adatta al tema e certo nelle sue corde, abbia deciso di viaggiare rasoterra. O forse si spiega: l’avranno pagata per questo, convinti che una rete “giovane” non possa per definizione puntare alla qualità. Un vero peccato.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»