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cultura dell'immagine e della parola

Nascondiglio al Lido
Diario, 5° giorno

In sala stampa c'è chi scrive... e chi dormeLa sala stampa, qui a Venezia, anno dopo anno assume diverse fisionomie. Quest’anno è divisa in 3 zone. Quella più isolata è dedicata ai fotografi, praticamente intoccabili nelle loro posizioni sempre fisse. Quella centrale è la principale, con la lunga fila per poterci entrare e tutti dentro a testa bassa a scrivere. Poi c’è l’atrio, da dove vi sto scrivendo, quello con i divanetti fantozziani di cui avevo già parlato. Qui viene chi ha un suo portatile e quindi può sfruttare la wifi, e francamente è anche la zona più divertente. Gente che scrive, dorme, degusta, scommette online, organizza cene, c’è davvero un po’ di tutto. Di sera, invece, sembra di essere in una sala d’attesa di un aeroporto in chiusura: non c’è quasi nessuno, il silenzio è totale e si può pensare ai film della giornata.

Così mi trovo a riflettere sul significato delle selezioni del Festival. Perché un film come il cingalese Between Two Worlds, sperimentale fin da rasentare la videoarte (e tra i candidati al premio “esco dalla sala dopo 10 minuti”) è in concorso e, ad esempio, i film di Soderbergh e Fuqua no? Troppo popolari? Intanto sono stati tra i più applauditi, anche tra i critici.

Una nota infine per Lebanon, del regista israeliano Samuel Maoz. Ambientato tutto all’interno di un carro armato, è una straordinaria rappresentazione dell’alienazione provocata dalla guerra, e probabilmente il miglior film visto fino ad oggi.

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