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Il romantico Ken

Il romantico Ken

Delude le aspettative dei fan della prima ora il terzo capitolo (ma secondo a uscire nelle sale dopo Ken il guerriero – La leggenda di Hokuto del giugno 2008) della saga a episodi La leggenda del vero salvatore, elaborata ricostruzione dei momenti salienti delle avventure di Ken Shiro. Nell’episodio dedicato alla figura di Raoul, il terribile Re di Hokuto temuto dal mondo post nucleare, capace di riunire tutti i territori grazie alla sua ambizione e a un uso spietato della violenza, viene dato molto spazio alla caratterizzazione psicologica dei personaggi.

Scelta, questa, in linea con il primo episodio: l’intento degli autori è infatti quello di ripercorrere le vicende dei personaggi principali, dando una maggiore profondità di analisi all’aspetto psicologico ed emotivo: quello che qui non sembra funzionare però è un eccessivo indulgere su aspetti sentimental-romantici decisamente poco in linea con le caratteristiche da sempre marcate dei protagonisti. Lo spettatore si ritrova così ad assistere a interminabili dialoghi singhiozzanti e a melense riflessioni che portano a sbadigliare, mentre vengono concentrate le scene di maggiore azione e combattimento. Questa scelta quindi, pur posandosi su una corretta linea di principio, porta a una evidente snaturazione rispetto alla serie di cartoon originale, falsando i rapporti tra i personaggi e le loro caratteristiche intrinseche. Ciò che invece si mantiene come elemento positivo è la fedeltà al tratto originale della serie televisiva animata, che nonostante l’ausilio di una migliore computergrafica lascia inalterati volti e ambientazioni. La bontà di questa scelta risulta ancora più evidente nel momento in cui, nell’ultima scena, compare una grossa nave in 3D, assolutamente fuoriluogo, di fronte alla quale possiamo solo tirare un sospiro di sollievo per non esserci subiti tutta la proiezione con queste caratteristiche.

Giunti a metà di questo esperimento di rivisitazione in chiave cinematografica di una delle più importanti saghe animate degli ultimi decenni, si ha la sensazione che lo sforzo per realizzare gli ultimi due episodi debba essere maggiormente rivolto a non perdere di vista la base originale delle storie, nel pur pregevole tentativo di approfondire aspetti nuovi, pena una grande disaffezione dei fan più accaniti che da sempre costituiscono il primo pubblico di Ken Shiro.

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