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Paura o risate?

Paura o risate?

Occhi fuori dalle orbite in tre dimensioni di Antiniska Pozzi *******

In principio fu Il giorno di San Valentino, cult movie del 1981 firmato George Mihalka, “il miglior splatter di tutti i tempi” secondo Quentin Tarantino. Ed ecco che arriva il remake, a firma di un pressoché sconosciuto Patrick Lussier e con l’ausilio della tecnologia 3D. Per l’esattezza è stato usato un nuovo formato HD 4K in grado di registrare 4000 pixel in 30 fotogrammi al secondo, contro i 2000 pixel della tecnica standard. Il che si traduce sostanzialmente così: i lanci di picconi verso l’obiettivo, i proiettili al ralenty e i rami d’albero che entrano in auto durante un incidente sembrano raggiungere il pubblico, dandogli un’illusione di interattività e di maggior partecipazione. Niente di eclatante, però l’orizzonte tridimensionale si aggiunge positivamente a un film dignitoso che corre sul confine tra horror e splatter, utilizzando come spesso accade attori riesumati da serie tv (il Jake di Dawson Creek e Jensen Ackles di Supernatural nei panni dei due protagonisti). Forse la maschera da minatore non mette paura, ma l’ambientazione claustrofobica della miniera è interessante e di buon effetto, come anche il dubbio sul colpevole trascinato fino alla fine. Non mancano anche alcune scene trash che suscitano la risata e che probabilmente sono volute, come la corsa nel parcheggio del motel di una delle vittime, nuda ma con i tacchi(!) e il revolver scarico. Roba da far uscire gli occhi fuori dalle orbite. Tridimensionalmente parlando, s’intende.

Tre dimensioni di piattezza di Claudio Garioni ****

Un serial killer senza alcun appeal: il suo volto è nascosto da una maschera per respirare in miniera, la sua arma prediletta è il piccone, nessuna battuta degna di nota. Nel giorno di San Valentino va in cerca di cuori da spappolare, la stessa cosa che accadde anni prima sconvolgendo la stessa città americana in cui tutti hanno qualche scheletro nell’armadio. Peccato che in sala le urla di pochi si mischino alle risate di molti. E la prima e grossa delusione arriva, tra l’altro, dall’unico motivo per cui si entra in una sala che proietta questo film: il 3D. Il sistema utilizzato per questo film è scadente: la tridimensionalità è rivolta verso il retro dello schermo. Anziché avvicinare le immagini agli occhi degli spettatori, si ha solo un po’ più di profondità. Pronti via viene regalato un occhio che schizza fuori: non aspettatevi che questo sia l’antipasto perché rimarrà il piatto forte. L’altra delusione è il film stesso. Bene o male le aspettative verso questo tipo di prodotto sono già basse, eppure vengono tradite ugualmente. Poca tensione, sorprese nello sviluppo della trama quasi nulle, epilogo scontato, attori mediocri, regia piatta. E persino quando prova a calcare un po’ la mano sulle facili vie di sesso e violenza non riesce a convincere nessuno. Insomma piatto il film e persino il 3D, peggio di così non poteva andare. Mettete in mano una macchina da presa tridimensionale a Quentin Tarantino o a Chan-wook Park e poi ne riparleremo.

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