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Manifesti spensierati

Manifesti spensierati

Fuori menù è una commedia che diverte fino a un certo punto. Giudicando il film dal punto di vista dell’umorismo, risulta debole in molti punti. Eppure in Spagna è diventato un caso nazionale. Il motivo risiede nel fatto di essere, prima di tutto, una commedia di costume. La Spagna è un paese che ha vissuto una dittatura, il franchismo, durato fino alla metà degli anni Settanta, la cui fine ha avuto il senso di un tappo che finalmente veniva stappato. Gli spagnoli si sono trovati così a poter improvvisamente assaporare la libertà e la democrazia. Questo è il motivo per cui un paese profondamente cattolico è, al contempo, all’avanguardia nel riconoscimento dei diritti civili delle persone omosessuali. In trent’anni sono passati dall’essere perseguitate fino ad avere avuto riconoscimenti fondamentali, come il matrimonio. La storia di Maxi, il protagonista, ripercorre questo iter. Quindici anni prima era stato costretto a sposarsi, per un matrimonio di facciata, ora può vivere liberamente la sua vita. Ma il segnale più forte è quello compiuto dal suo ragazzo, un ex calciatore, appartenente quindi al mondo machista per eccellenza, che fa coming out nel corso di una popolare trasmissione sportiva. Questo gesto suona come un invito rivolto al pubblico di vivere liberamente, e pubblicamente, la propria vita, contro qualsiasi pregiudizio.

Fuori menù tocca anche uno dei temi più caldi nel dibattito sulle unioni gay, quello del ridefinire il concetto di famiglia e della paternità. Può un omosessuale essere un buon padre anche se i figli sono il risultato del pastrocchio di un matrimonio forzato? La risposta del film è tendenzialmente positiva, ma non scontata. Non rinuncia infatti a mettere in luce la conflittualità generazionale, che comunque è tipica tra padre e figlio anche nel caso di relazione eterosessuale. E il fatto di aver abbandonato la famiglia ufficiale, per poter vivere la propria vita, complica il tutto. Il film riesce a trattare tutte queste tematiche in maniera garbata, secondo i canoni della commedia sofisticata, senza mai scadere in quella sguaiata. E il successo di pubblico in patria, gli ha dato ragione.

La struttura narrativa del film è molto classica, con l’unica differenza che i ruoli tradizionalmente etero sono sostituiti da analoghi omo. Questo non basta però a fare quella cucina creativa dichiarata dal regista con la metafora del ristorante di tendenza. Non vengono accostati tra loro elementi così diversi da creare un contrasto dialettico. In fondo il fatto che la classica ragazza dei sogni sia un ragazzo, che a contendersela non siano due uomini, ma un uomo e una donna, non ha, e non può avere, visto l’assunto del film, un effetto di trasgressione. Siamo più dalle parti della cucina fusion, dove gli ingredienti vengono sostituiuti da altri analoghi, di diversa provenienza.

Curiosità
Maxi, il protagonista, è interpretato da Javier Camara, l’indimenticabile infermiere Benigno di Parla con lei (Hable con ella, Pedro Almodóvar, 2001).

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