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A qualcuno piace il fetish

A qualcuno piace il fetish

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Era inevitabile che il cinema si occupasse di una delle grandi icone sessuali americane, la famosa pin up degli anni Cinquanta Bettie Page, scomparsa di recente, omaggiandola e, in qualche modo, compensandola di non essere riuscita a coronare il suo grande sogno di diventare una stella del cinema. The Notorious Bettie Page è il secondo biopic realizzato sulla divina, per opera della regista Mary Harron che si era già segnalata per American Psycho (id.,2000) e Ho sparato a Andy Warhol (I Shot Andy Warhol, 1996).

Il film si gioca su due binari paralleli, il ritratto di Bettie Page e la rievocazione degli Usa negli anni Cinquanta. La Page è descritta come donna spirituale, dai valori cristiani, proveniente dall’ambiente fortemente conservatore del sud degli Stati Uniti. Era capitata per caso alla notorietà e aveva trovato il tutto molto divertente. Nonostante il trauma dell’abuso da parte del padre da bambina, e quello dello stupro di gruppo subito da ragazza, manteneva un aspetto allegro. La scena dell’episodio della violenza infantile è molto delicata, girata maniera molto sottile e con molto rispetto.
La sessualità negli anni Cinquanta è il secondo oggetto del film. I comportamenti degli americani a letto erano stati studiati dal sessuologo Alfred Kinsey, e il suo celebre rapporto costituiva per la verità l’unica occasione di leggere di argomenti scabrosi e soddisfare così la pruderie repressa in una società fortemente bigotta. Le immagini fetish appartenevano all’underground, tacchi alti e corsetti erano considerati una pericolosa deviazione sessuale. Per la forte censura dell’epoca, si potevano vedere raffigurazioni di questo tipo o mediante canali clandestini o visionando quelle, ammantate di scientificità, del succitato Rapporto Kinsey. Il film riesce a trasmettere perfettamente questa sensazione di paura per le immagini “proibite”. Si trattava in realtà di un periodo di trasformazione dei costumi, con spiragli di liberalizzazione e tentativi di restaurazione rappresentati dalla campagna moralizzatrice portata avanti da un senatore rampante.

L’atmosfera dei fifties è resa molto bene da una raffinata fotografia che si gioca tra il bianco e nero contrastato, in stile documentario dell’epoca, per le parti ambientate a New York, e i colori forti, saturi nelle parti in Florida, che ricreano quelli brillanti e vivaci delle copertine delle riviste patinate. Grande cura anche nella scelta dei volti, dall’aspetto ingenuo, delle ragazze, che sembrano uscite da fotografie d’epoca; e poi le ricostruzioni dei set fotografici di quel periodo. Tutto concorre a far fare allo spettatore un tuffo nel passato.
Stilisticamente molto interessante, The Notorious Bettie Page è un’opera che può sembrare a volte scontata, ma senza scadere mai in una regia scolastica.

Curiosità
Una cura maniacale è stata anche nel ricreare i costumi e il look di Bettie Page. Nel film cambia d’abito una sessantina di volte.

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