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Il nazismo con gli occhi dei bambini

Il nazismo con gli occhi dei bambini

Sicuramente destinato al pubblico da matinée scolastica, Il bambino con il pigiama a righe racconta l’orrore del campo di concentramento interamente dal punto di vista di un bambino di otto anni: il finale così repentino e tragico ne rivela la natura di romanzo, trascurando i criteri di equilibrio narrativo peculiare del cinema. La sensibilità letteraria della sceneggiatura emerge tutta nell’intera struttura del film, che in gran parte va avanti, senza particolari scossoni, attraverso i dialoghi, esprimendo più che altro sensazioni, emozioni piuttosto che immagini concrete.

La trama stessa si sviluppa attraverso le conversazioni, al contempo pungenti e naif come si compete ai bambini, che Bruno instaura con il mondo degli adulti, tra cui una madre sconvolta dall’acquisizione della verità sul marito, una sorella maggiore che ben presto si trasforma in una giovane nazista-modello, un comandante spietato, un padre nel quale non si riesce a deporre la totale fiducia. Il ritmo, prima dell’inaspettata risoluzione drammatica, è pacato e non sembra quasi rivelare nulla di nuovo o di sorprendente, a parte la tenerezza dell’incontro tra Bruno e Schmuel, che in questo modo cercano di ritrovare la loro normalità.

Impossibile non pensare a un’altra vicenda di amicizia tra mondi inconciliabili, quella di Hassan e Amir ne Il cacciatore di aquiloni, best-seller di Khaled Hosseini portato l’anno scorso sullo schermo da Marc Forster. Ma ne Il bambino con il pigiama a righe la lealtà prevale immediatamente sulla paura, con il chiaro intento di diversificare il mondo degli adulti, quello dell’orrore, della miseria interiore, da quello dei bambini, il mondo della purezza, dell’ingenuità, in cui è ancora possibile essere liberi di amare. Dicotomia troppo netta, ma comunque utile per poter affrontare con i più piccoli l’argomento Olocausto, qui non narrato nel suo orrore esplicito come in tanto cinema, quanto piuttosto attraverso gli occhi inconsapevoli dei suoi protagonisti.

Curiosità
Il film è tratto dal romanzo di John Boyne; il regista Mark Herman è anche produttore esecutivo del film.

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