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(Non) voglio crederci

(Non) voglio crederci

All’inizio un po’ ci si casca: sarà l’emozione di rivedere Mulder e Scully dopo anni, sarà l’indimenticato e inconfondibile sottofondo musicale della serie, ma le prime immagini di quest’ultimo prodotto del mito X-Files accendono per qualche istante nello spettatore appassionato la speranza che sì, “Spooky” (lo spettrale) Mulder e la sua eterna compagna siano davvero tornati a colmare il vuoto che hanno lasciato sul piccolo schermo.

Come avrete intuito purtroppo si tratta solo di una breve illusione: Mulder e Scully sono sempre loro, eppure non lo sono più. E anche questo ha tutte le carte in regola per essere un X-file. Molto più, in verità, di quello che viene presentato nel film, di cui si intuisce presto la risoluzione e la cui più grave inadeguatezza sta nella mancanza di quel lato oscuro e soprannaturale che ha reso il telefilm una serie di culto.
Le mancanze principali sono da imputare in grande parte alla sceneggiatura, in bilico tra la struttura di un singolo episodio qualsiasi e “Fox e Dana: 6 anni dopo”: sei anni sono infatti trascorsi dall’ultimo episodio televisivo, una decina dalla prima trasposizione cinematografica di Rob Bowman, e c’era forse un bisogno affettuoso di chiudere il cerchio soprattutto per quanto riguarda i due protagonisti.

Ne viene fuori un discreto pasticcio: le vite (narrativa e spirituale) dei due agenti Fbi mal si conciliano con un intreccio banale e zoppicante su certe storture della scienza che strizza l’occhio agli appassionati senza tuttavia soddisfarne un appetito ovviamente impossibile da saziare. Il mito non ha più niente, probabilmente, da aggiungere a se stesso, può solo vivere immutato delle sue repliche e nell’immaginario collettivo di una generazione che ha davvero palpitato tra paesaggi innevati e mostri semi-umani, chiedendosi almeno una volta se “l’uomo che fuma” esiste veramente in qualche corridoio del potere americano, convincendosi che sì, gli “alieni” sono tra noi.

Qui, in questa puntata finale, a parte le nevi canadesi che fanno da scenario alla vicenda, tutto sembra essere sciolto già in partenza: Mulder ormai non è più un ostacolo da mettere da parte, Scully piagnucola dall’inizio alla fine perché non sa più in cosa credere, la tensione sentimental-sessuale che ha tenuto gli spettatori col fiato sospeso per nove serie ha ormai lasciato il posto ad una tenerezza che fa tanto terza età, e la lotta di Mulder per dare credito ad un prete pedofilo veggente è priva di nerbo.
A render tutto ancora più triste, la comparsata insulsa dell’agente Skinner. La trovata migliore del film è l’inquadratura della foto di Bush su cui parte il motivo musicale della serie. Se andate a vedere il film perché X-Files vi manca, sappiate che dopo averlo visto vi mancherà esattamente come prima.

Curiosità
Il film è dedicato a Randy Stone, il casting agent che scelse gli attori per il pilot della serie nel 1993 e che individuò David Duchovny e Gillian Anderson come protagonisti della serie. Stone è morto nel 2007.

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