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Le élite della morte

Le élite della morte

Spesso ci si chiede se la visione di scene estremamente violente al cinema possa essere effettivamente costruttiva, o se sia solo fine a se stessa, magari controproducente; ancor più se il protagonista e voce narrante del film (Capitano Nascimento) è un militare senza molti scrupoli, addestrato a sparare prima di fare domande. La visione di Tropa de elite non può dunque che destabilizzare quanti disapprovano l’apparente esaltazione dell’efficienza militare del suddetto corpo d’èlite, ma a ben guardare questa pellicola mette sul piatto problematiche decisamente più profonde.

Per stessa ammissione del regista, José Padilha, “il film guarda questa situazione dal di fuori, dall’ottica di una persona intelligente che ha capito e che vuole venirne fuori. Questo non significa schierarsi con Nascimento. Il film vuole semplicemente dire: guarda cosa stiamo vivendo. Riflettiamoci”. Ciò che emerge dal film di Padilha è l’enorme contrasto vissuto quotidianamente dai gruppi sociali rappresentati, che porta a rendere i confini tra giusto e sbagliato sempre più indefiniti, in un grigiore fatto di ipocrisia e di scelte che, per quanto giuste, portano già dentro un senso di sconfitta. E una grande, totale, sconfitta dell’uomo è quella che emerge proprio alla fine di questo sofferta e contrastata opera, che vede sancire la paura, il legittimo ed egoistico senso di sopravvivenza come valori vincenti rispetto al Bene e alla Giustizia. Ma nella favela non c’è spazio per valori così assoluti, è solo la paura di uomini contro altri uomini, e alla fine ogni piccola vittoria è solo un rimandare la prossima sconfitta. L’interpretazione del protagonista, il Capitano del Bope E Nascimento (Wagner Moura), è stata talmente impressionante da indurre Padilha e il suo staff a modificare la sceneggiatura in fase di montaggio, inserendone la voce narrante fuori campo. È certamente la prova di Moura a rendere così complessa e affascinante la figura del capitano delle truppe speciali, al centro di un vero e proprio tracollo emotivo a causa dello stress e del desiderio di veder nascere il proprio figlio.

Tropa de elite è un film provocatorio, che mette in luce senza falsi moralismi la complicità tra le varie realtà della società brasiliana, in cui le ONG lavorano d’accordo coi narcotrafficanti, gli studenti “progressisti” comprano e trafficano droga finanziando i re delle favelas e il loro mercato di morte, la polizia ordinaria si fa corrompere per non farsi ammazzare e le truppe speciali del BOPE devono ammazzare per avere ordine e sicurezza. La precedente esperienza di Padilha nel mondo del documentario con Ônibus 174 (id,. Padilha, 2002) ha lasciato tracce anche in questa sua prima opera di finzione,di forte impianto documentaristico, una scelta che è riuscita ad aumentare anche la freneticità delle scene più salienti.

Curiosità
L’addestramento degli attori è stato condotto da veri istruttori del Bope: gli attori hanno camminato nel fango, e mangiato fango, sopportando fatiche e privazioni come si vede nel film. Durante le riprese parte della troupe è stata sequestrata, le armi di scena sono state rubate, e il cast si è trovato in mezzo a sparatorie e minacce da parte dei narcotrafficanti: le defezioni però sono state pochissime, a dimostrazione di quanto questo film fosse importante per gli stessi attori e la società brasiliana.

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