Il cinema di
Wes Anderson
A base di latte
Bottle Rocket (1996), Rushmore (1998)
Un mondo di visioni distorte e estremamente nitide, profonde, dove su Hotel Chevalier?) e un veliero (forse un sottotesto che anticipa Zissou (2004)? Certamente, poco dopo ecco apparire un emerso: Max legge Alla ricerca di tesori sommersi di Costeau). Inevitabilmente il sipario si apre su una messa in scena, su un sogno, tanto realistico e nitido da sembrare vero. Un sogno in cui il giovane Max cerca di fuggire dalla sua realtà.
Piccolo grande uomo che recita la parte dell’adulto responsabile (fondatore di club, capoclasse, portavoce), Max si appresta a entrare nel mondo, impersonando un personaggio che non gli si addice, ancora. Interessato soprattutto a sostituire la figura paterna che non è alla sua altezza, Fischer trova un padre putativo in Herman Blume, e una madre di cui innamorarsi nella professoressa Cross.
L’improbabile personaggio interpretato dall’allora 18enne Jason Schwartzman sembra provenire da un mondo parallelo e antico: novello Edipo, Max racconta il passaggio dall’infanzia al mondo adulto in una storia incredibile, a cui si crede senza difficoltà. Gli amici/nemici, padre/figlio, fratello maggiore/minore, i due amici Blume e Fisher crescono insieme e insieme si liberano, girando attorno a una figura femminile che qui (nel precedente film era l’inserviente sudamericana del motel) sembra essere unica e integra, forte e senza macchia.
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