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Intervista a Jason Reitman

Jason Reitman, giovane regista tra i più interessanti della nuova scena americana, ha presentato il suo ultimo film, Juno.

In questo film ha trattato un tema complesso come quello della maternità. Che significato ha voluto conferirgli?

Credo che tante donne che oggi desiderano essere madri vivano in realtà un profondo conflitto interiore tra il desiderio di maternità e la paura di dover rinunciare a tutto quello che hanno conquistato nel mondo del lavoro, alla carriera e mi piace l’idea che questo conflitto venga reso ancora più insidioso e di difficile soluzione a causa della politica. Mi piace l’idea che i personaggi sfidino le convenzioni e che siano persone che fanno scelte personali e certamente non politiche, che scelgono per loro stessi, proprio come capita nella vita vera.

Com’è il rapporto con suo padre (il regista Ivan) e come ha influito su un film del genere?

Mio padre ed io abbiamo un rapporto meraviglioso. Mi ha insegnato tantissime cose e gli sono molto grato per questo e cerco di vivere la mia vita ispirandomi a lui. E questo fa sì che sia per me inevitabile mettere nei rapporti tra padre e figlio che compaiono nei miei film un po’ delle vere dinamiche che esistono tra mio padre e me.

Com’è stato lavorare con Ellen Page, che per questo ruolo ha ottenuto una nomination all’Oscar?

Quando lavori con dei grandi attori vuoi lasciarli fare e fare in modo che siano i loro volti a raccontare la storia. Ellen in particolare riesce a fare delle cose quasi impercettibili ma al tempo stesso incredibili cambiando espressione. Posso darle 120 commenti su una singola scena e lei riesce a fare tutto quello che le chiedo alla perfezione. Molti attori sono dei grandi mimi, e la maggiore distinzione tra gli attori è quella tra chi si prepara molto facendo tante ricerche e chi invece possiede un istinto naturale per le cose. La cosa straordinaria e direi unica di Ellen, è che sa esattamente cosa farebbe, sentirebbe o direbbe Juno in ogni singolo momento del film ed è capace di fare tutto questo in maniera molto naturale e all’istante. Osservarla recitare è incredibile.

Invece nel caso di J.K. Simmons, l’ha utilizzato per un ruolo decisamente insolito…

Credo che ogni regista abbia un attore con il quale vorrebbe lavorare in tutti i suoi film, e per me questo attore è J.K. Simmons. Ci troviamo molto bene insieme, parliamo la stessa lingua e ci capiamo al volo. Per tutta la sua carriera ha interpretato personaggi che dicono: ‘Signor Presidente, i missili sono stati lanciati.’ Ha interpretato così spesso il ruolo del duro che sceglierlo per interpretare il padre perfetto e affettuoso mi è sembrata una cosa geniale. Nella vita reale J.K. è veramente un tenerone, un padre di famiglia ed è stato elettrizzante aver l’opportunità di mostrare al pubblico anche questo suo lato.

Un elemento che spicca nel film è di sicuro l’uso dei colori…

I colori possono dire tante cose sui personaggi. In Thank You For Smoking per esempio ho utilizzato tante diverse tonalità di marrone, per far risaltare ancora di più la differenza tra il bianco abbagliante di Hollywood, una terra totalmente sconosciuta a Nick Naylor. E poi c’era il senatore liberale del Vermont che era sempre vestito di verde, e cose simili. In Juno invece vediamo il passare delle stagioni – autunno, inverno e primavera – e questo è un elemento che mi è piaciuto molto sin dalla prima lettura della sceneggiatura, perché le stagioni rispecchiano i nove mesi della gravidanza.

Qual è stata la scena più complessa da girare?

Sicuramente quella del pensiero del suicidio all’inizio. Non ero troppo sicuro di quella sequenza e dicevo tra me e me: ‘Ma che cosa c’entra questa scena così drammatica all’inizio di una commedia?’ Avevo parecchi dubbi e quindi l’ho preparata non essendo sicuro di metterla poi nel film. Abbiamo fatto le cose con estrema cura, abbiamo trovato l’albero, e una vera e lunga corda di liquirizia. Ma poi è bastata un’idea geniale di Ellen a farmi cambiare totalmente idea: Juno morde la corda di liquirizia e all’improvviso tutto ha avuto un senso. Un attimo prima Juno pensa che la sua vita sia finita e il momento successivo torna ad essere una [img4]ragazzina e questa sua decisione avrà un effetto su tutto quello che succederà poi. Ha iniziato la scena sentendosi come una ragazzina giunta alla fine dei suoi giorni ma un attimo dopo ha fatto ridere tutti.

Un’ultima curiosità, chi ha realizzato i bellissimi titoli di testa?

La Shadowplay. Sono dei tizi che ho conosciuto ad un festival in Giappone al quale entrambi presentavamo dei cortometraggi. Il loro fantastico corto s’intitolava The Sky is Falling e nei mesi successivi ci siamo incontrati spesso perché eravamo nello stesso circuito dei festival. Adoro quello che fanno.

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