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Intervista a Jaume Balagueró e Paco Plaza

Durante la conferenza per la presentazione del loro nuovo film, Rec, abbiamo incontrato i registi spagnoli Jaume Balagueró e Paco Plaza.

L’intero film è girato in presa diretta dalla camera di uno dei personaggi: è una tecnica che ha già precedenti. Il vostro è un riferimento esplicito, una citazione di qualche film precedente?

Balaguerò: No. Ovviamente conosciamo le pellicole che hanno usato questa tecnica e alcune di queste ci piacciono molto, altre no. Per esempio Cannibal Holocaust, Blair Witch Project, La morte in diretta. Abbiamo avuto l’idea di Rec non basandoci su questi film, ma su un altro riferimento molto chiaro, cioè sul linguaggio televisivo. Volevamo raccontare una storia dell’orrore basandoci sul linguaggio in presa diretta della televisione, ispirandoci a programmi simili a quello che si vede nel film e a serie come Cops. E’ questo quello che ci ha realmente ispirato. Per noi la cosa fondamentale del film era mantenere la presa diretta in tempo reale: lo spettatore doveva vedere tutto attraverso la camera televisiva. Volevamo ottenere un effetto di rigorosa somiglianza del tempo reale.

C’è una puntata di X-Files, X-Cops, in cui una troupe televisiva segue gli agenti Mulder e Scully nelle loro indagini. L’avete vista?

Balaguerò: Questa sì è stata davvero un’ispirazione per noi: prima, quando accennavo a Cops, pensavo proprio a quello. E’ stato estremamente rivelatore.
Plaza: E’ la prima volta che ce lo chiedono. Appena l’abbiamo vista abbiamo detto “dobbiamo fare un film così”. Ce l’avevamo già in testa, ma l’idea ha preso corpo quando abbiamo visto X-Cops.
Balaguerò: X-Cops comincia come Rec e poi via via cambia i punti di vista. Noi ci siamo detti che volevamo farlo allo stesso modo, ma lasciando lo stesso punto di vista fino alla fine, anche se è difficile perché mancano degli elementi del linguaggio fotografico che sono fondamentali per creare suspence. Non c’è musica, non ci sono effetti sonori, non ci sono elementi di enfatizzazione.

Rec si nutre del linguaggio televisivo, ma contemporaneamente sembra contenere anche una critica a certa televisione. E’ così? C’era questa intenzione?

Balaguerò: Riflettere sulla televisione, non specificamente criticare. La nostra intenzione principale era divertire il pubblico, spaventarlo; è chiaro che usando il linguaggio della tv automaticamente c’era abbinata una riflessione sul ruolo dei mezzi di comunicazione, sul fatto che la realtà che passa attraverso i media sembra non essere vera realtà, e soprattutto su quali siano i limiti morali dei mezzi di comunicazione: fino a quando si può registrare, e quando bisogna spegnere l’interruttore?


Si potrebbe dire che Rec ha una parentela col genere dei falsi documentari?

Plaza: All’inizio si potrebbe credere che sia così, però la nostra intenzione era fare un documentario vero, reale. Su una realtà falsa, ma un documentario vero. Volevamo creare una realtà e poi inviare una troupe a riprenderla. Per esempio il cameraman non sapeva quello che sarebbe successo nell’edificio, lui faceva un reportage su quello che vedeva. In modo molto teatrale, gli attori recitavano la loro parte senza sapere se il cameraman li avrebbe ripresi o meno. La televisione non è un riflesso della realtà, crea la realtà, a tal punto che quello che non appare in tv sembra non esistere. La tv ti dice quello che è reale, ma ti dice contemporaneamente cosa devi pensare su quello che ti mostra. Di cosa ti devi preoccupare, di cosa non considerare.

Come è nato il sodalizio tra voi due?

Plaza: Coca-cola, caffè… Ci conosciamo da molti anni. Un giorno d’agosto, nel Barrio de Graçia, abbiamo iniziato a chiacchierare, e così è nata l’idea, come spunto di conversazione: “Cosa potremmo fare per fare un film diverso?”. Poi abbiamo iniziato ad entusiasmarci e un attimo dopo eravamo in fase di produzione.

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Qual è il futuro del genere horror?

Balaguerò: Al momento è interessante vedere come stiano uscendo numerosi film (Cloverfield, Rec, Diary of a death, Redacted) che usano questo tipo di linguaggio, in un modo o nell’altro.
Plaza: Questo è sintomatico di come stia cambiando da parte dello spettatore il modo di percepire il mondo. Adesso c’è un crogiuolo di canali, di prodotti, di formati video, i multicanali… Questo ha cambiato il mondo e i nuovi film si stanno adattando alle sensibilità del pubblico. Dovremo aspettarci non solo cambiamenti di contenuto ma anche a livello tecnico.

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