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cultura dell'immagine e della parola

Magnifica
esecuzione

Titolo spot: The Ford Focus Orchestra
Cliente: Ford
Agenzia di pubblicità: Ogilvy & Mather Londra
Direttore Creativo esecutivo: Greg Burke
Copywriter e Art Director: John Crozier, Dom Sweeney
Pianificazione media: MindShare
Regista: Noam Murro
Musica: “Ode alla nuova Ford Focus” (Minor Interference ) di Craig Richey

Momento di attesa. Gli artisti accordano insieme i loro strumenti. Primo piano, sospensione, e poi via, il ritmo comincia a essere scandito e la musica scivola tenue e lieve sulle note della composizione. Un incedere lento, ma incalzante. L’atmosfera è composta, ogni movimento misurato, nulla è lasciato al caso, l’energia veicola il suono e ogni nota partecipa alla melodia che, pian piano, si spande nell’aria. Si riconosce un cerchione divenuto tamburo, un tergicristallo tramutato in archetto e un cofano vuoto battuto come un gong: la meraviglia della creatività umana. Solo 5 secondi svelano il contenuto dell’esecuzione: la nuova Ford Focus, composta da materiali e pezzi che, insieme, creano una sonorità perfetta.

Nessun accenno al prodotto, dunque. Nessun riferimento alla piacevolezza della guida, alla sicurezza nelle curve e ai numerosi anni di garanzia. Non si parla nemmeno del silenzio del motore o quello che permane all’interno dell’abitacolo. Nulla di tutto ciò. Solo un’idea.
Una scelta inusuale, curiosa e accattivante, coerente con la strategia di distinguersi dai competitor e puntare su una connessione più complessa con il brand, andando oltre la semplice descrizione delle sue caratteristiche “fisiche” per cercare di costruire una storia. Ma – visto che di pubblicità si tratta, e che la pubblicità serve a far comprare –, quanto può essere efficace una scelta di questo tipo?

Ford non è certo la prima casa automobilistica che tenta un approccio “diverso” al commercial. Il primo esempio che mi viene spontaneo citare è lo spot della Honda Accord: tutti i componenti dell’auto andavano a formare un fantasmagorico domino in cui ogni pezzo era parte di un meccanismo più complesso. “Non è bello, quando le cose funzionano?” concludeva il claim del commercial. Ma, a pensarci bene, le associazioni possibili sono più di una. Uno spot che, in apparenza sembrava originale e inedito, ne ha fatto riaffiorare alla mente un altro, ben più spettacolare: “Choir” per Honda Civic. Nel commercial un coro, di nero vestito, riproduceva tutti i suoni di un’automobile, con il solo ausilio della voce e del corpo. Un’idea ben più complessa, una citazione del backstage dell’advertising, il disvelamento della magica produzione di uno spot.

Peccato, vero? È bastato analizzare uno spot originale per accorgersi che, in fondo, nulla si crea e nulla si distrugge, in un riciclo di creatività che lascia alquanto perplessi e anche un po’ dispiaciuti.

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