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Il crepuscolo degli Dei

Il crepuscolo degli Dei

Non ci sono parole per esprimere la delusione e il disappunto che colgono l’incauto spettatore a cui capita di sopportare la visione di questo film. Raramente accade di raggiungere un tale livello di inconcludenza e di mancanza di senso, ma l’ultima fatica di Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà potrebbe (e avrebbe dovuto) rimanere per sempre una nostalgica ipotesi e non una tragica realtà. Ma procediamo con ordine.

Il plot
Ovvero: un’accozzaglia di idee senza filo logico. Non si può pretendere di realizzare un film semplicemente accostando diverse situazioni che in passato avevano dato origine a fenomeni cult, senza preoccuparsi di legarle con una sequenza narrativa sensata. Molte, troppe le scene in cui è necessario rallentare il ritmo narrativo, come se si volesse concedere allo spettatore il tempo di capire e reagire; talvolta la sensazione è che lo stesso Banfi-Canà debba spiegare didascalicamente il perché di una battuta, a uso di coloro i quali non ricordano bene il primo episodio.

I personaggi
Sono passati i tempi in cui Lino Banfi ruggiva sulla scena comica italiana, contagiando con il suo accento pugliese la parlata di molti italiani. Da circa un decennio, poi, uno degli emblemi della commedia pecoreccia e sporcacciona, che gli italiani hanno amato (e amano) così tanto, ha avuto una clamorosa conversione: Canà / Lo Gatto / Altomare / Baudaffi / Zagara, per citare solo alcuni dei più divertenti personaggi interpretati da Banfi, hanno lasciato spazio a Nonno Libero Martini, il pacioso vecchietto assennato e non “arrapeto”, che tiene compagnia a tante famiglie. Nulla di male in tutto ciò, solo che forse avrebbero dovuto ricordare a Banfi & Co. che Oronzo Canà è un emblema del politically uncorrect, che non usa buonsenso e misura, e che non piangerebbe mai per commozione abbracciando un nipotino dalle inquietanti passioni informatiche. Male assortita la scelta di spalle come Biagio Izzo o gli innumerevoli non famosi ex grandi fratelli, ex Amici di Maria, striscianti la notizia o alla ricerca di un secondo, improbabile momento di gloria.

I vip
Nel lontano 1984, epoca in cui le figurine erano ancora il modo più rapido per riconoscere la fisionomia di un calciatore, vedere insieme sullo schermo Carlo Ancelotti, Ciccio Graziani e Bruno Conti, oltre a Nando Martellini e Aldo Biscardi, costituiva una di quelle situazioni nelle quali si poteva dire “Ehi ma hai visto? Quello è Graziani! Pensa, ha fatto addirittura un film!”. Nel 2008, vedere Buffon, Del Piero, Totti, Galante, Carlo Ancelotti (ancora lui?!?), Mazzone, Piccinini, Mughini e chi più ne ha più ne metta provoca solo un senso di rifiuto in stile “Oddio, ma pure qui?” e non se ne percepisce l’utilità. E’ anzi piuttosto fastidioso, sapendo che sono stati gli stessi calciatori a chiede di partecipare consapevoli del forte richiamo del film: non ne abbiamo forse avuto abbastanza di vite che sono adesso, di uccellini rompiscatole o di abbonamenti satellitari sponsorizzati dai plurimiliardari giocatori di Serie A?

Il Product Placement
Già altrove avevamo segnalato l’eccessiva invadenza di questa pratica nel cinema italiano, territorio ancora vergine per i falchi dell’advertising; con questa ultima fatica di Sergio Martino si ha la netta sensazione che le sequenze siano state costruite sulla base degli sponsor da inserire, da cui quella già citata inconcludenza che lascia veramente esterrefatti. Dopo i primi venti minuti si è già assorbita talmente tanta pubblicità che, quando l’odioso Oronzino mostra al nonno una nota bevanda, allo spettatore accorto crollano le braccia e si spegne l’ultima scintilla di interesse.

Note
Tempo fa, parlando di Die Hard – Vivere o morire (Live Free or Die Hard, Len Wiseman, 2007), avevamo dichiarato che il dispiacere per non poter apprezzare appieno le gesta di Bruce willis come i nostri amici americani era compensato dall’impossibilità di spiegare loro L’allenatore nel pallone (Sergio Martino, 1984). Oggi il problema sarà spiegare agli italiani il perché di questo sequel. Viva Aristoteles, e viva Crisantemi!

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