hideout

cultura dell'immagine e della parola

Il crepuscolo del western

Il crepuscolo del western

Una megaproduzione Warner sul bandito più famoso del West interpretato dall’attore più famoso di Hollywood non può che sollevare qualche dubbio: è soltanto una bella vetrina natalizia alla Mr and Mrs Smith? Anche i più scettici restano invece sorpresi di fronte all’ultimo film di Andrew Dominik, più difficile e complesso di quanto si possa immaginare. Come si evince dal titolo, il film è completamente incentrato nei suoi lunghi, lenti 151 minuti, non digeribili proprio per tutti, sul percorso che induce l’introverso e schivo Ford (Casey Affleck) dall’abnegazione più totale verso Jesse James fino al tradimento finale. Il film non è dunque una riproposizione del personaggio Jesse e delle sue imprese, che piuttosto viene rappresentato come un killer efferato, spietato, che osserva rigidamente le proprie leggi interiori e che conduce una parallela vita familiare insieme a moglie e figli, ignari delle sue reali attività. Persino la caratterizzazione del bandito buono, ovvero quello che “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, con cui da sempre la letteratura e la musica popolare americana dipingono James, è qui messa da parte.

The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford si compone di tre ore di tensione, lancinante ma fortissima, in cui si attende la fine, il momento in cui Jesse si vendicherà e darà sfogo ai propri impeti brutali, sempre accompagnate da una voce narrante sicuramente pleonastica. Innegabili altri difetti come qualche lungaggine di troppo, ma l’impressione è quella di un film di ampio respiro dirty-western.
Epico e infinitamente diluito nel tempo, cinematograficamente spazioso, il film si nutre della riproposizione del mito e del suo annullamento: quello del genere western, quello del personaggio Jesse James e quello del corpo attoriale di Brad Pitt. L’infinita passione di Ford per Jesse diviene così un intenso amore che brucia, annullando la possibilità della sopravvivenza, raccontando, attraverso tutta l’ampiezza del confine americano, l’inevitabile fine di un genere filmico che ha rappresentato la speranzosa spinta statunitense verso l’oltre sconosciuto.

Si confermano, comunque, le doti di Pitt come attore capace, attento e intenso, ma si auspica che The Assassination faccia da trampolino di lancio soprattutto all’“Affleck buono”, il Casey rivelazione della scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che ha offerto un’ammirevole prova. Il giovane attore ha dato vita ad un’incredibile interpretazione, toccante, dettagliata, di un maniacale quanto schivo personaggio border-line, l’infido e sospetto compagno di viaggio, soltanto apparentemente acritico verso James ma in realtà capace di conservare grovigli di rancore e sentimenti negativi. Con la sua poesia, lenta ma densa, il film di Dominik si inserisce a pieno titolo nel trend dei film anti-panettoniani del Natale 2007, insieme alla durezza di Cronenberg e alla visionarietà di Gus Van Sant.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»