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cultura dell'immagine e della parola

Alibìa
Mai più

Canzone: Mai più
Regia: Alessandro Palazzi
Artista: Alibìa
Album: Tra tutto e niente
Anno: 2006

Uno sguardo mozzato, un panorama disumano: la linea del vestito rosa, liscio, quasi riflettente, contamina il paesaggio circostante, che diventa rigido, fatto di linee fredde, palazzi vuoti, persone morte.

Senza testa, tagliata, quasi sgozzati chirurgicamente, le donne e gli uomini si muovono in uno spazio artificiale, recitando una parte e agendo da macchine “consumistiche”: l’acquisto, il sesso, il lavoro, il vivere sociale, ogni cosa è dissanguata dalla sua concretezza, trasformandosi in un processo di assorbimento, passo dopo passo, fagocitando risorse che non nutrono.

Sguardo di una bambina o interpretazione infantile del mondo? La sensazione è che in un luogo popolato da mostri acefali esista una malattia contagiosa che macchia indelebilmente l’anima. Di madre in figlia, di donna in donna, di favore in concessione, la rappresentazione del regista Palazzi estremizza l’immaginario “senza facce” della pornografia, dove il corpo-macchina è il punto focale di un’attenzione pansessuale senza fine.

Qui i corpi, veri manichini che indossano ruoli come abiti, vengono usati dalla macchina da presa e si usano a vicenda con un’aspirazione hard al godere: movimenti, nudità, pose, lingerie, ogni inquadratura sfiora i sensi e li stimola.

Fino alla fine, quando appare un’ombra, come un punto che decreta l’inabissarsi di ogni soddisfazione: negazione dell’orgasmo come appagamento totale, la macchia sul vestito è l’unica espressione “visibile” (che guarda e giudica, che rivela i volti fino a qui negati), un’affermazione palese di annullamento emotivo. Mai più sarai per sempre.

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