hideout

cultura dell'immagine e della parola

Milano Film Festival12
16 settembre

Una scena da <i>We will win</i><br /> di Mahmoud Hojeij” />Stasera si cambia: invece del teatro Strehler, con le sue sciccosissime poltroncine di velluto rosso, si va tutti in Piazza Grande, dentro Parco Sempione, su seggiole e sdraio, o seduti per terra, a godersi gratuitamente sul megaschermo i corti in programma. In quest’atmosfera rilassata, con una bella temperatura estiva, sembra di trovarsi a una festa sulla spiaggia, tra gente che fuma e rumore di bottiglie di birra, risate e gruppi di stranieri che parlano le lingue più svariate. </p>
<p>Le luci si spengono, il buio non cala perchè siamo all’aperto, e lo spettacolo comincia con <em>A casa</em> di <strong>Paul Negoescu</strong>, corto che racconta con molta delicatezza, nonostante la dura scorza, i desideri e i sogni di un tassita rumeno che vuole andar via dal su paese in cerca di fortuna. Ma si sa, non sempre si desidera veramente realizzare i propri sogni.<br />
A fine proiezione Negoescu viene invitato sul palco e il risultato non è entusiasmante: sarà colpa dell’atmosfera, della timidezza del regista o della scarsa capacità dell’intervistatrice, ma sembra di essere finiti nel festivalino del quartiere di paese. </p>
<p>La proiezione ricomincia con <em>Twist</em> di <strong> Alexia Walther</strong>, produzione svizzera-francese che mette in parallelo la danza sfrenata degli anni Sessanta e il <em>De bello gallico</em> di Giulio Cesare. Il risultato è un imbarazzante nonsense e forse l’unico spunto acuto sarebbe stato intitolarlo <em>De “ballo” gallico</em>…</p>
<p>La serata riprende passione con <em>Arka</em> del polacco <strong>Grzegorz Jonkajtys</strong>, che in questo corto d’animazione racconta una storia triste, avvolgendo lo spettatore nel suo incredibile mondo in 3D.<br />
Via di mezzo tra un’animazione e un film vero e proprio è <em>Plivnuti polibkem</em> (<em>Spitted by Kiss</em>) produzione ceca del regista serbo <strong>Milos Tomic</strong>, storia di un ragazzo che vive a diretto contatto con la strada, cioè sdraiato sull’asfalto. Tomic cura sia la sceneggiatura che la fotografia, creando effetti affascinanti e sperimentali.</p>
<p>Inquadratura fissa, nessun effetto speciale, solo quattro ragazzi appartenenti a popolazioni in guerra tra loro (arabi, israeliani e libanesi) occupati a filmarsi mentre fanno un gioco da bambini. È l’importanza sottesa di questo gioco, anche se trattato tra scherzi e risate, a rendere speciale la situazione: <em>We will win</em> di <strong>Mahmoud Hojeij</strong>, nella sua semplicità, è senza dubbio il più bel corto della serata. </p>
<p>Il gruppo è chiuso da <em>Kokos</em> (<em>Coco-nuts</em>) di <strong>Charlotte Blom</strong>, musical/commedia basato su una storia d’amore che ha il suo lieto fine in una fabbrica di palline di cocco. La regista norvegese riesce con grande armonia ad amalgamare spaccati di vero recitato a momenti di assoluta assurdità senza degenerare nell’idiozia. Ma quando viene invitata sul palco si ripete la stessa imbarazzante scenetta già vista. </p>
<p>A proposito, meglio ripassare almeno un rudimentale inglese, perchè anche tra lo staff al bar c’è chi non spiccica una parola di italiano e di fronte alla richiesta di un bicchiere di vino sgrana tanto d’occhi a mandorla e con voce un po’ scocciata chiede «Sorry?!».<br />
<strong>Milano si è improvvisamente risvegliata in Inghilterra o in America</strong> e pare proprio che io sia l’unica a non sapere che l’italiano non è più la nostra lingua ufficiale. A ben guardare la città in questo momento, siamo proprio in uno stato straniero.</p>
				<p class= A cura di Silvia Poli
festival :: No tags

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»