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L’altra verità della menzogna

L’altra verità della menzogna

«Il mio primo incontro con lei ha confermato quello che sospettavo fin dall’inizio. Lei è un imbroglione, un ciarlatano e un impostore». In effetti, Adrian Healey è il protagonista più bugiardo che si possa incontrare nelle pagine di un libro. Nato dalla geniale fantasia di Stephen Fry, questo ragazzo narratore ha una straordinaria propensione all’inganno, un talento che non ha pari nel mentire. Ma Il bugiardo, romanzo d’esordio di Stephen Fry apparso in Inghilterra nel 1991, non è solo un mondo di bugie. Stephen Fry, eclettico scrittore-personaggio, afflitto da dandismo, protagonismo e da una feroce vena da teatro da ribalta, mostra tutta la sua inglesità in quella chiave comica e pungente che vuole scardinare il sistema.
Lungo una strada narrativa disseminata di ostacoli costruiti ingegnosamente dall’autore per costringere il proprio personaggio a destreggiarsi e lasciare che la vera natura del protagonista venga alla luce, aleggia uno spirito irriverente e ironico: quello di Oscar Wilde. Quasi a voler indossare gli abiti di una delle sue fatiche cinematografiche, Stephen Fry permette che la sua scrittura richiami la traccia stilistica di uno dei più grandi autori inglesi.
Acuto nelle osservazioni, ricco di una eccellente carica critica nei confronti del contemporaneo e scandaloso quanto basta per permettere al lettore più conservatore di allontanarsi alle prime pagine, amareggiato. In un linguaggio scorrevole che non trova cadute d’attenzione, l’autore affresca un romanzo di formazione che colora il suo perfetto “bugiardo” attraverso accadimenti sorprendenti: dall’università di Cambrige ai Servizi Segreti, da un momento di tragica situazione economica ed esistenziale ad uno di pieno successo.

Sullo sfondo il carattere omosessuale in tinta unita che tiene fortemente equilibrata una narrazione altrimenti surreale. Adrian Healey è un omosessuale che vive la propria esistenza al limite tra il silenzio e l’esuberanza esibizionista, due contrapposte evidenze che comprendono una gamma infinita di sguardi e comportamenti. E nella sua enorme versatilità ogni situazione è accettabile e possibile. Prostituto, artista, agente segreto ed originale creatore, Adrian è una gamma infinita di sfumature, ma il suo essere uno e non centomila si comprende solo nella sua sessualità e nel suo desiderio.

Il mondo dell’omosessualità maschile con tutto il suo repertorio di schemi e modelli sono il punto centrale dell’intera trama, un nucleo in cui si snodano secondarie menzogne e accadimenti, ma la cui vera essenza di descrizione è data a membri eretti, masturbazioni, sfide di sperma e storie di marchette, che a volte toccano un tono ossessivo. Ma l’eccessiva cura dei dettagli per questo mondo lascia intravedere una visione contrapposta, un gioco che porta all’analisi indiretta di una realtà osservata con la lente d’ingrandimento. L’altro, ciò che resta fuori dall’osservazione, si fa presente in una caricatura che, con virtuosismo linguistico e acume, Fry è capace di far intravedere. In fondo, una bugia non è altro che una realtà che ne nasconde un’altra e Il bugiardo è il primo a mentire spudoratamente.

L’autore
Stephen Fry è autore di tre romanzi e un testo autobiografico. In Italia ha già pubblicato Hyppopotamus (2004). Attore teatrale e cinematografico, ha recitato in Gosford Park (Robert Altman , 2002), A Civil Action (Steven Zaillian, 1998), Wilde (Brian Gilbert, 1997), in cui ha vestito i panni dello scrittore, e Un pesce di nome Wanda. Vive e lavora a Londra.

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