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cultura dell'immagine e della parola

Ombre e fantasmi urbani

Ombre e fantasmi urbani

Come l’ombra è un film che si focalizza sulla forza dell’immagine e l’importanza della comunicazione (dell’immagine ma anche dell’uomo). Attraverso lo sguardo inquieto, spaesato e sofferente della protagonista Claudia si possono scorgere gli intenti della Spada, abile nel gestire un argomento attuale senza scadere in una retorica facile o disonesta. L’antispettacolarità e il grigiore urbano sommati al pedinamento della macchina da presa e al continuo gioco di ombre rappresentano la sintesi migliore di ciò che è Milano e di chi è Claudia.

Da un parte una tessuto cittadino che schiaccia e rinchiude chi arriva da fuori, che accoglie ma con riserva, che dice di essere multietnico ma ancora pensa di non esserlo o non se lo dice; dall’altra parte una donna che vuole imparare a comunicare non solo in una lingua diversa e non solo nozioni generali, ma anche qualcosa di sé, i tratti più nascosti, quelli da scoprire, quelli da raccontare sottoforma di ricordi. Una donna che si veste da interprete di una realtà camuffata, civile solo per alcuni, individuale e povera di contatti. O meglio, una donna priva di relazioni, assente dal punto di vista sociale. Sola.
Marina Spada sceglie quindi di inseguire queste due entità, Claudia e Milano, quasi parallelamente, costruendo inquadrature nelle quali prevalgono spesso linee dure e contrasti marcati, dove per una le sbarre sono quelle alle finestre, per l’altra sono i palazzi e i grattacieli. La prigione dell’una è la casa, quella dell’altra è la sua linfa, cioè la mentalità di chi la abita.
Una ricerca ostinata, quella di Marina Spada, come quella di Claudia quando Olga sparisce nel nulla, come un fantasma. Una ricerca che si interroga sui valori dell’interculturalità, dell’integrazione razziale, sui limiti che condizionano le scelte e sulla paura. Quella di uscire dal proprio nascondiglio, dal proprio nido, dalle proprie comodità per cercare qualcosa in più, per dare qualcosa in più alla propria vita. Una ricerca indirizzata alla contaminazione di uno stile fatto su misura per Claudia, dove ogni particolare viene messo in evidenza per dare anche allo spettatore la percezione di avere di fronte una donna che sembra immobile, ma che con i pensieri viaggia rapidamente. Pensieri che grazie alla relazione intensa, profonda, reciproca e ricca con Olga, si sono trasformati in azioni forti, in decisioni irremovibili. Gesti sempre più decisivi per imboccare una strada diversa, e forse, più vera.

Un cinema che graffia e che contemporaneamente scorre morbido, che racconta con intelligenza aspetti risaputi, che parte con un mezzo flop sentimentale e termina con la tensione di un thriller misterioso. Decisamente un punto esclamativo in mezzo a tanti interrogativi.

Curiosità
Marina Spada è docente alla Scuola Civica di cinema di Milano. Questo suo secondo lungometraggio è costato poco più di 300.000 mila euro.

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