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cultura dell'immagine e della parola

Emily Haines & The Soft Skeleton – Doctor Blind

Canzone: Doctor Blind
Regia: Jaron Albertin
Artista: Emily Haines & The Soft Skeleton
Album: Knives Don’t Have Your Back
Anno: 2007

Doctor Blind just prescribe the blue ones
Una figura che corre verso una macchina, allontanandosi da un fabbricato illuminato nella notte, un’immagine d’apertura a tratti incomprensibile tanto è stilizzata nel gioco di luci.
È la cantante che entra in un supermercato di notte, il pavimento è di linoleum lucido e bianco che riflette le forti luci al neon, intorno a lei persone che fanno la spesa.
Il pianoforte e la voce calda e bassa della Haines sospirano su una melodia dolce e amara, sulla quale il senso di attesa si appoggia come una piuma: inquadrature decentrate che rendono la protagonista piccola rispetto all’immensità del luogo in cui si trova, sguardi che vanno oltre, a cercare dietro la compostezza del luogo, verso i punti di fuga segnati dai lunghi tubi di luce sul soffitto.

Mentre i suoni di scena salgono e la musica scende, Emily Haines è davanti al farmacista, pronta a porgergli la ricetta, intorno a lei i corridoi che sembrano infiniti, e ad un tratto la luce del bancone si spegne, l’uomo al di là del vetro non c’è più, esattamente quando la batteria smette di suonare e in sottofondo rimane solo la sua voce vellutata e il pianoforte.
Una seconda parte, un secondo capitolo introdotto da un inusuale ma romantico inciso musicale: il supermercato fatto di scaffali tutti uguali e di geometrie perfette sembra ancora più grande e zeppo di oggetti, vuoto di persone però, sparite come fantasmi. La paura è vedere in uno schermo della sorveglianza una persona che prima non c’era e poi molte altre, zombi (sembrano morti davvero questa volta), che non invadono famelici il supermercato, ma lo abitano senza coscienza, come birilli o marionette, che si appoggiano a terra più che cadere, leggeri dell’inquietante leggerezza della solitudine, dell’indifferenza, dell’assenza.

La Haines si chiude spaventata nella macchina, l’incubo ritorna a cerchio sull’immagine iniziale: si comprende l’immagine astratta dell’incipit, era una fuga dalla visione o dalla percezione di qualcosa di reale e doloroso dietro la familiarità del luogo- supermarket e la monotonia delle azioni.
All your pain will end here, let the doctor soothe you brain, dear.

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