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Sfracellati

Sfracellati

Dal sapore fortemente indipendente, quasi da film di serie Z, The Darwin Awards stupisce per ingenuità e povertà di sostanza, un mix che pare quasi programmatico.
Michael gira tra casa e lavoro perennemente inquadrato da una videocamera, portata da uno studente di cinema che sta preparando la sua tesi. Geniale nell’interpretare le prove sulla scena del crimine, il detective è timido e prudente fino all’immobilismo, abituato a calcolare perfettamente i rischi di ogni azione avventata.

Quasi un documentario fatto in casa che sta a guardare, come lo studente con la videocamera, i comportamenti buffi del protagonista e il panorama di scenette che descrivono le morti dei casi da Darwin Awards. Senza una costruzione logica, il film si divincola tra i casi di morti assurde, mostrandole secondo le interpretazioni di Michael, che riesce a comprenderne la dinamica assurda e imprevedibile.

Una vetrina più che un film, dove diverse scatole mediamente divertenti vengono aperte una dopo l’altra, lasciando uscire altre storie e altri personaggi, che rimangono sullo schermo il tempo di morire, cercando di strappare un sorriso agli spettatori. Un film dove non esiste storia, ma solo una giustapposizione di racconti, dove l’invenzione visiva dell’inquadratura nell’inquadratura si risolve con un nulla di fatto, dove le ambientazioni poliziesche sono così fortemente retoriche e esageratamente splatter da risultare ironiche.

Una piccola caricatura di un’ora e mezza su polizieschi e horror, un’imitazione satirica sui film indipendenti, qualunque altra cosa possa essere, The Darwin awards sembra vivere del contrasto tra l’inesistenza di una storia e la riconoscibilità dei suoi attori, famosi, visti e rivisti, dalla Ryder alla Lewis, dal fu Chris Penn ai (furono pure loro) Metallica, fino al cammeo dello scrittore beat Lawrence Ferlinghetti (non a caso, padrino della Ryder).
Come si susseguono storielle divertenti e nere, così si srotolano sullo schermo volti famosi, che incuriosiscono più che interessare veramente, da irridere più che da ammirare: come in-degna conclusione, Lars Ulrich predica contro la droga, e non resta che accettare a bocca aperta ogni enorme contraddizione di questo piccolo film, che affastella idiozia su idiozia con una puntualità tale da finire sfracellato. Ma almeno lo fa con stile, senza chiedere appello.

Curiosità
Probabilmente The Darwin awards verrà ricordato per essere stato l’ultimo film di Chris Penn, morto il 24 gennaio del 2006.

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