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cultura dell'immagine e della parola

Un secolo di pirati al cinema

“Quindici uomini,
quindici uomini sulla cassa del morto…
Yoh, oh, oh! E una bottiglia di Rhum!…”

L isola del tesoro (1934)Un lugubre ritornello marinaresco e una misteriosa mappa segnata da una X a cosa potrebbero far pensare se non alla famosa Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson? Scritto nell’epoca d’oro della pirateria, il Settecento, questo romanzo è divenuto un classico imprescindibile del genere d’avventura. Il protagonista è il giovane Jim Hawkins, che gestisce con la madre una locanda sulla costa. Tra gli ospiti c’è anche un losco pirata, il capitano Billy Bones, che, prima di morire, affida al ragazzo una mappa che mostra l’isola tropicale in cui è sepolto il tesoro del defunto capitano Flint. Jim parte a bordo dell’Hispaniola, ma dovrà fare i conti con l’avidità e il doppiogioco di Long John Silver, uno scaltro pirata con una gamba sola e dei suoi terribili alleati. Tra le versioni cinematografiche del romanzo, le migliori restano quella del 1934 di Victor Fleming e quella del 1950 con Robert Newton nei panni di Long John Silver (ruolo interpretato tra gli altri anche da Orson Welles in un adattamento poco fortunato del 1972).

Su modello di Jim Hawkins, coinvolto fortuitamente in un’avventura, nel film I Goonies (1985) di Richard Donner, una banda di ragazzini trova una mappa spagnola abbandonata in una soffitta e il gruppo parte alla ricerca del tesoro nascosto dal pirata Willie, l’Orbo. Sempre da un romanzo scritto questa volta da Rafael Sabatini nel 1922, scaturisce un altro protagonista di una lunga serie di lavori cinematografici. Si tratta di Capitan Blood, un sorta di Robin Hood dei mari, che da medico stimato viene arrestato e ridotto in schiavitù in un’ isola dei Caraibi, perché accusato di tradimento verso il re Giacomo II d’Inghilterra. Una volta riuscito a fuggire, ruba una nave e diventa un pirata che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Il miglior interprete di Capitan Blood è stato Errol Flynn che, nella pellicola di Michael Curtiz (1935), è stato protagonista di spettacolari duelli e Il corsaro nero (1976)arrembaggi a bordo di un galeone, oltre che eroe romantico al fianco di Olivia de Havilland. Il personaggio fu ripreso da Louis Hayward in Le avventure di Capitan Blood (1950) e in Il corsaro del 1952. Quest’ultima pellicola è la trasposizione del sequel del romanzo di Sabatini in cui il capitano Blood, dopo anni di scorribande per mare, si è ritirato a vita privata ma è accusato ingiustamente di un misfatto. Gli toccherà smascherare il pirata che ha oltraggiato il suo nome e la sua fama.
Ma non solo capitan Blood nasce come “pirata di carta” e approda poi sul grande schermo. Anche Henry Morgan, luogotenente del Corsaro Nero, nasce dalla penna del romanziere Emilio Salgari e transita nel cinema grazie al film di Sergio Sollima (1976). Stessa sorte per il crudele Barbanera, un pirata maledetto che appare anche come fantasma. Su di lui circolano diverse leggende che ne fanno un maestro di ferocia e efferatezza.

I pirati però non navigano solo nelle acque sicure dei romanzi e delle pellicole d’avventura, ma si divertono a intrufolarsi anche nelle storie più smaccatamente per bambini. La figura più rappresentativa di questo caso è il celebre Capitan Uncino, il terribile pirata acerrimo nemico di Peter Pan. Sull’Isolachenonc’è semina il terrore insieme alla sua ciurma, ma è spaventato a sua volta da un insistente ticchettio che gli ricorda il coccodrillo che, oltre ad avergli portato via una mano, ha divorato anche una sveglia. Capitan Uncino, il suo nostromo Spugna e il resto dell’equipaggio, oltre a essere i cattivi della storia, si contrappongono ai bambini sperduti di Peter, in quanto gli unici sull’isola a essere cresciuti. In questa favola ai classici duelli cappa e spada si unisce il tema dello scontro generazionale tra grandi e piccoli, e la figura del pirata è ambivalente in quanto sorprendentemente paterna e malvagia allo stesso tempo. Peter Pan (2003)A portare questa storia sul grande schermo ci ha pensato per prima la Disney nel 1953 con un lungometraggio animato, e poi ben cinquant’anni dopo il regista australiano Paul J. Hogan che ha reso Peter Pan e Capitan Uncino due personaggi in carne e ossa. Nel film Hook (1991), diretto da Steven Spielberg, l’autore immagina che Peter Pan abbia lasciato la sua oasi di eterna giovinezza e sia cresciuto, diventando un avvocato quarantenne con moglie e figli che però trascura per il lavoro. Peter ha così dimenticato l’Isolachenonc’è e anche il suo nemico di sempre. Ma Capitan Uncino non ha dimenticato né lui né il suo, mai sopito e anzi ossessivo, desiderio di vendetta. Così rapisce i due figli di Peter, per obbligarlo a tornare sull’isola per la resa dei conti. Dopo un duro addestramento, Peter potrà affrontare in un duello, finalmente tra due uomini della stessa taglia, il capitano, che per tutto il film non farà che mettergli davanti agli occhi le sue mancanze come padre.

L’ultimo della dinastia dei pirati ha invece le caratteristiche di un vero e proprio antieroe, che pur trasgredendo sia alle caratteristiche canoniche del “pirata tipo” che a quelle dell’eroe, riesce ad attirare ugualmente la simpatia del pubblico. Si tratta di Jack Sparrow, protagonista della saga sui Pirati dei Carabi, che si muove buffamente sullo sfondo della storia d’amore tra i due protagonisti, Will Turner e Elisabeth Swan. Ciò che lo ha reso un’icona sono le originali caratteristiche che lo contraddistinguono, come la sua andatura barcollante e dinoccolata da ubriacone che lo fa sembrare sempre sul punto di cadere e lo rende volutamente ambiguo. Ma lo stralunato Jack, quando si passa all’azione, riesce inaspettatamente a divincolarsi anche nelle azioni più impensabili, mantenendo intatti il suo senso dell’umorismo e la sua ironia. La simpatia è la carta vincente di Jack e prevale nettamente sull’eroismo che è una caratteristica più affine a Will Turner. [img4]Il pirata Sparrow infatti non si presenta come un superuomo invulnerabile, e anzi in lui sono messi ben in evidenza i limiti dell’essere umano che quando serve non disegna di essere salvato dai pericoli. Nella stessa saga Jack deve dividere la scena con altri due pirati. Uno è Davy Johnes, un essere mostruoso metà uomo e metà polipo, comandante della nave fantasma Olandese Volante, l’altro è il capitano Barbossa, che nel primo episodio è vittima di una maledizione atzeca che lo rende un cadavere vivente.
Sotto la tradizionale bandiera pirata, Jolly Roger, hanno veleggiato quindi pirati d’ogni sorta ma lo spettatore ha sempre avuto un’unica certezza: il viaggio per mare in cui l’avrebbero condotto sarebbe stato tutt’altro che tranquillo.

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